Pechino 2008, Olimpiade della repressione

marzo 25, 2008

News

JO_Pekin_eng

"Yang Zili è un giornalista cinese arrestato il 13 marzo del 2001 nella sua casa di Pechino. Nel maggio del 2003 gli sono stati dati 8 anni di prigione per sovversione, a novembre dello stesso anno l’appello ha confermato la condanna.

Ha scritto e pubblicato moltissimi articoli sulla libertà di stampa e politica sul suo sito (lib.126.com) sotto il titolo: "Il giardino delle idee di Yang Zili". Ha anche criticato la repressione del movimento spirituale dei Falun Gong e la politica che ha portato allo stento dell’agricoltura cinese.

La sua famiglia non ha avuto il permesso di fargli visita in carcere. Sua moglie ha combattuto instancabilmente per il suo rilascio ed ha perso il suo lavoro come insegnante di scuola perchè ha parlato di questa causa a dei media stranieri. Adesso è senza soldi per vivere."

da reporter sans frontières

E’ solo una delle tante storie di ordinaria repressione in Cina. Ad agosto si terranno delle Olimpiadi in un clima a dir poco insostenibile. Le violenze in Tibet sono solo la punta dell’iceberg, il problema principale è la libertà di informazione. I nostri atleti partiranno per la Cina sapendo di non poter gestire liberamente un blog, il CONI ad oggi non ha dato garanzie a riguardo e molto probabilmente si piegherà a questo diktat cinese come già hanno fatto molti altri stati (e come ha chiesto di fare il Comitato Olimpico Internazionale).

Si prospetta una Olimpiade di manette, manganelli e sangue. Siamo appena a marzo e già in Tibet si parla di 140 morti, le autorità cinesi hanno bloccato tutti i video degli scontri da Youtube e le uniche informazioni che ci arrivano sono le immagini della Tv di stato cinese ed i dati del governo tibetano in esilio. Un giornalismo serio e libero è impossibile in uno stato come la Cina (e lo sarà anche per i media occidentali che in estate affolleranno Pechino). A meno che non si voglia fare la fine di Yang Zili.

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14 Responses to “Pechino 2008, Olimpiade della repressione”

  1. anonimo Says:

    che skass!!

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  2. anonimo Says:

    Ciao Mezzala,perchè sei andato fino in Cina per parlare di libertà di stampa?

    Hai gia’ dimenticato cosa ha fatto il nostro attuale primo cittadino all’apertura della campagna elettorale per le comunali?

    E cosa ha fatto il sig.Presidente il consiglio comunale,Randaccio,ad un fotoreporter a settembre 2007?

    Penso che i Cinesi di Tienammen non hanno niente da insegnare ai nostri governanti locali sul tema dei diritti umani.Basta analizzare i componenti di una delle dodici liste:erano quasi tutti giovani con un contratto della Legge 328.Oppure chiedere spigazioni ad un pubblico funzionario su qualche contratto o spesa fatta dal comune:la storia della Grande Punto insegna.Addirittura per conoscere il nome dell’impiegato che la tiene in carico bisogna fare un consiglio comunale a porte chiuse,secondo il sig.Sindaco.

    E’ comico che noi Italiani ci battiamo all’ONU per la moratoria sulla pena di morte e poi giornalisti che scrivono di crimine organizzato hanno bisogno della scorta per lavorare ( vedi il post precedente )

    Per dirla tutta un poco di responsabilità c’è l’ha la società civile,non è possibile che il diritto di cronaca è solo un problema di ordine pubblico,è principalmente un problema sociale,e se non ci diamo una mossa tutti non penso che ne usciamo dando la scorta a questo o a quel giornalista.

    MIMMO RUSSO

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  3. anonimo Says:

    Invito a cancellare i commenti offesivi.

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  4. anonimo Says:

    la repressione cinese in Tibet non può che apparire scandalosa agli occhi di noi occidentali e mentre i potenti del mondo chinano il capo , mi sembra giusto che almeno la società civile faccia sentire la propria voce e lo sdegno per ciò che sta accadendo. Tutti dicono che non si possono boicottare le Olimpiadi( anche il Dalai Lama è della stessa opinione) ma di certo non possiamo restare inerti di fronte a questa tragedia…l’uomo viene prima di tutto, anche prima dei soldi dell’impero cinese!del resto se i diritti umani vengono comunemente definiti FONDAMENTALI qualche buona ragione ci dovrà pure essere…

    vitt

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  5. merkio5 Says:

    grande mezzala,

    penso che un post su questo argomento non poteva mancare sul blog di vocenueva dato che il rispetto dei diritti civili è alla base di un’efficace ed efficiente politica (anche economica) internazionale. Spero che chi legge prenda coscienza che questo è un argomento delicato ed importantissimo per il futuro di tutti. Postate e lasciate considerazioni evitando offese inutili.

    pace, faire.

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  6. ollimac Says:

    NON E’ QUESTO IL LUOGO PER FARE CAMPAGNA ELETTORALE!!!!

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  7. anonimo Says:

    vota LA Destra

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  8. anonimo Says:

    La lista dei brigatisti che paghiamo con le nostre tasse

    Come promesso ecco la lista dei terroristi rossi che bivaccano a spese nostre per il nostro povero paese…sono ovunque…sono liberi e non hanno pagato per i crimini di cui si sono macchiati…… La lista è un censimento effettuato da Stefano Zurlo per “Il Giornale” pubblicata sullo stesso il 26 Novembre 2006 che naturalmente non è stata presa in considerazione da NESSUNO…

    Corrado «Federico» Alunni Fondatore Br, 58 anni, arrestato nel 1978 dopo esser passato nelle Formazioni comuniste combattenti. Nel 1980 tenta la fuga da San Vittore insieme a Vallanzasca, nel 2003 scrive un libro con altri autori («La rapina in banca, storia, teoria, pratica»), da anni è fuori di galera, lavora in una cooperativa informatica.

    Vittorio «Alvaro» Antonini Già responsabile della colonna romana Br, coinvolto nel sequestro Dozier, arrestato nel 1985, è in semilibertà dal 2000. Ogni giorno entra ed esce di prigione per lavorare all’esterno. Presiede l’associazione culturale Papillon-Rebibbia promotrice della protesta che nel 2004 si è allargata a tutte le carceri d’Italia. Ha avuto l’onore di essere convocato a Montecitorio dalla commissione-giustizia per discutere dei problemi delle galere. Smentì di esser stato perquisito in cella dopo l’omicidio D’Antona.

    Lauro Azzolini Membro esecutivo delle Br nel processo Moro, 62 anni, tre ergastoli, l’uomo che sparò a Montanelli, è libero. Da semilibero ha iniziato a lavorare in una coop che si occupa di non-profit, settore disabili, per la Compagnia delle Opere.

    Barbara Balzerani Svariati ergastoli, ai vertici delle prime Br-Pcc, autrice del libro «Compagna Luna» per Feltrinelli, ha lavorato con la coop Blow Up di Trastevere specializzata nell’informatica musicale. Arrestata nel 1985 ottiene i primi permessi agli inizi degli anni Novanta.

    Silvia Baraldini Condannata dalla giustizia americana a 43 anni di galera per associazione sovversiva, è uscita per motivi di salute ottenendo, il 27 dicembre 2002, una collaborazione con la giunta Veltroni. A caldeggiare il rinnovo del contratto di consulenza sul lavoro femminile, nel 2003, fu l’assessore Luigi Nieri di Rifondazione comunista. L’associazione delle vittime ha presentato denuncia in procura.

    Marco Barbone L’assassino del giornalista Walter Tobagi si è pentito ed è tornato libero. Lavora in una tipografia a Milano.

    Cecco Bellosi Ex componente della colonna Walter Alasia, in manette nel 1980, condannato a 12 anni, libero nel 1989. Presiede un centro di recupero di tossicodipendenti a Nesso che collabora con l’associazione Lila.

    Vittorio Bolognese Colonnello delle Br-Partito Guerriglia, è in semilibertà dal settembre 2000. Ha lavorato come operatore informatico alla coop romana Parsec dove ha trovato Pancelli, Piccinino e altri ex irriducibili.

    Franco Bonisoli Brigatista del commando di via Fani, ergastolano, 13 anni di carcere, dissociato, è libero. Ha fatto il grafico in una Coop di Sesto San Giovanni, lavora in una società di servizi ambientali.

    Paola Besuschio Il suo nome venne fatto dalle Br durante il sequestro Moro, era detenuta, ne volevano la liberazione in cambio del leader dc. Lavora in una cooperativa statistica.

    Anna Laura Braghetti Ex compagna di Prospero Gallinari, è coinvolta nell’omicidio del giudice Vittorio Bachelet, è la carceriera di Aldo Moro in via Montalcini, nota come «signora Altobelli»: condannata al carcere a vita. Ha scritto alcuni libri, dal 1994 lavora tutti i giorni all’organizzazione di volontariato vicina ai Ds, «Ora d’Aria» che si interessa alle problematiche dei detenuti. Nel 2002 ottiene la condizionale.

    Paolo Cassetta Esponente tra i più duri del partito armato, raffica di condanne alle spalle, è semilibero da un bel pezzo. Lavora stabilmente alla coop 32 dicembre, collegata al Centro Polivalente circoscrizionale intorno a cui gravitano vecchie conoscenze degli anni di piombo, come Bruno Seghetti e Cecilia Massara.

    Geraldina Colotti Militante delle Ucc, ex insegnante di filosofia, ferita in un conflitto a fuoco nel gennaio del 1987, ha lavorato alla coop romana 32 dicembre, oggi è impiegata al quotidiano Il Manifesto dove lavora anche l’ex bierre Francesco Piccioni, semilibertà dal 1999.

    Anna Cotone Ex bierre del feroce Partito Guerriglia, coinvolta nel sequestro dell’ex assessore dc Ciro Cirillo, arrestata nel 1982, in semilibertà da anni, lavora dal 2002 nella segreteria politica dell’europarlamentare di Rifondazione comunista, Luisa Morgantini.

    Renato Curcio Fondatore e ideologo delle Br, gira l’Italia facendo conferenze in scuole, università, consigli comunali, presenta i suoi libri ai festival dei partiti. In tv, sulla berlusconiana Canale 5, è arrivato a dire che le vittime degli anni 70 sono i suoi compagni di lotta morti sul campo. Da dieci anni è a capo della coop editoriale «Sensibili alle foglie» che si occupa di studi sulla lotta armata, carcere e droga, tema quest’ultimo cavalcato da don Gallo, il parroco antagonista di Genova, che ha presentato il libro edito da Curcio insieme a Dario Fo. Condannato a 30 anni, ne ha scontati 24, è semilibero dal 1993.

    Alessandra De Luca Anche lei brigatista nel processo Moro, è in semilibertà da tempo. È stata candidata col partito di Bertinotti alle regionali del Lazio, ma non ce l’ha fatta (n.d.r. PER FORTUNA!).

    Roberto Del Bello Ex brigatista della colonna veneta, condannato a 4 anni e 7 mesi per banda armata, oggi lavora al Viminale come segretario particolare di Francesco Bonato, sottosegretario agli Interni per Rifondazione comunista.

    Sergio D’Elia Dirigente di Prima linea, sconta 12 anni di carcere. Liberato e ottenuta la riabilitazione, entra nel partito radicale. Nel 2006 viene eletto alla Camera nella lista della Rosa nel Pugno e diventa segretario d’aula di Montecitorio. Fra polemiche e proteste.

    Adriana Faranda Fa parte della direzione strategica delle Br, aderisce presto alla «dissociazione» guadagnando la libertà. Viene rilasciata nel 1990 e affidata all’opera di don Calabria dove lavora al computer. Scrive libri, ha fatto la fotografa. Finisce al Costanzo Show, e sono polemiche infinite.

    Diego Fornasieri Insieme ad altri ex detenuti è attivo nel non-profit attraverso la cooperativa sociale di prodotti biologici «Arete». Guerrigliero di Prima linea, incassa una condanna a 30 anni nel 1983. Libero.

    Alberto Franceschini. Fondatore con Curcio delle Brigate rosse, nel 1983 si dissocia. Oggi lavora a Roma con la Braghetti all’associazione per detenuti «Ora d’Aria». Condannato a più di 50 anni di galera, esce dal penitenziario nel 1992 dopo 17 anni di reclusione. Scrive libri, partecipa a conferenze.

    Prospero Gallinari Membro del commando che sparò alla scorta di Moro in via Fani, responsabile della «prigione del popolo», è libero da tantissimi anni per problemi di cuore.

    Claudia Gioia Primula rossa delle Unità Comuniste Combattenti subisce una sentenza a 28 anni di prigione per il delitto del generale Giorgieri e per il ferimento dell’economista Da Empoli. È in libertà condizionale dal gennaio 2005. Nel 1991 finisce intercettata mentre parla, in cella, col br Melorio di un tentativo di ricostituzione delle Ucc.

    Eugenio Pio Ghignoni Brigatista coinvolto e condannato nel processo Moro, è il responsabile della Direzione Affari Generali dell’Università Roma Tre, cura la sicurezza…

    Maurizio Jannelli Già capocolonna romano delle Br, ergastolo per vari crimini (tra cui la strage di via Fani) ha lavorato alla Rai come autore a partire dal 1999. Per il Tg3 ha seguito «Il mestiere di vivere», «Diario Italiano», «Residence Bastogi», fa parte dello staff della trasmissione sportiva «Sfide». Ha scritto «Princesa», libro su un transessuale suicida. Dal 2003 è in condizionale.

    Natalia Ligas Nome di battaglia «Angela», la dura delle Br-Partito Guerriglia che partecipò al massacro di piazza Nicosia a Roma, ergastolana, permessi premio a partire dal 1998, dal 2000 è semi-libera nonostante non si sia mai dissociata.

    Maurizio Locusta Partecipa al delitto Giorgieri (24 anni di pena), viene estradato dalla Francia nel marzo 1988, dopo qualche anno esce ed è assunto alla fondazione Lelio Basso-Issoco come «assistente di sala consultazione».

    Francesco Maietta Ex militante delle Ucc, condanne pesantissime, lavora part time in un ente importante dal 1990. Si è sposato nel 1998 a Ostia con una ragazza della Caritas. Tra gli invitati, il presidente emerito Francesco Cossiga.

    Corrado Marcetti Ex di Prima linea, oggi è direttore della Fondazione Michelucci a Fiesole.

    Nadia Mantovani Dissociata, condannata a 20 anni per appartenenza alle Br, ottiene la condizionale a gennaio ’93 quando sconta due terzi della pena. Ex fidanzata di Renato Curcio, è tra le fondatrici dell’associazione per il reinserimento dei detenuti «Verso Casa». Il 23 agosto 2004 la sua performance sugli anni di piombo al meeting di Rimini ha riscosso molto successo tra il pubblico di Cl.

    Mario Moretti Il numero uno delle Br, leader della direzione strategica, partecipa al sequestro Moro, dopo 17 anni di carcere, 9 di clandestinità e 6 ergastoli, nel 1994 ottiene il permesso di andare alla Scala. Una volta fuori, in lavoro esterno, si occupa di volontariato. Esperto di informatica partecipa alla fondazione della Cooperativa Spes composta da ex irriducibili dissociati. La coop ottiene vari contributi, anche dalla Regione Lombardia, insieme all’associazione «Geometrie variabili» cerca «forme di lavoro non alienanti per i detenuti». Scrive libri.

    Valerio Morucci L’ex postino delle Br durante i 55 giorni del caso Moro, scontati 17 anni di prigione, dissociato, è libero. Autore di libri…

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  9. anonimo Says:

    Al signor anonimo n.8

    E GLI ALTRI???

    Desidero fare una premessa,per me chiunque persegue la lotta politica attraverso il terrorismo è un criminale da chiudere in cella e buttare la chiave!

    Detto questo,ripeto la domanda,sia al sig.giornalista de ” IL GIORNALE ” che al sig.Anonimo:E gli altri terroristi?,quelli di destra,di P.zza Fontana,dell’Italicus,P.zza Della Loggia,di Bologna,del rapido 904 ( partito da Napoli ndr)etc.etc,dove sono?Li avete dimenticati?

    No caro Anonimo la storia va riportata per intero,e non tanto per onestà intellettuale ma per rispetto delle vittime,Tutte,che non ci sono più.Ti sarei grato se riesci a pubblicare l’elenco di tutte le persone che hanno pagato con la vita la pazzia collettiva di quegli anni terribili,che secondo me sono gli unici ad avere diritto di cittadinanza.

    MIMMO RUSSO

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  10. anonimo Says:

    Scusate, ma la pena in Italia è riabilitativa o punitiva? E se qualcuno ha scontato la pena secondo la normativa vigente, perchè non potrebbe tornare a vita normale? Non è questo lo scopo del carcere? E questo vale per chiunque: destra, sinistra e oltre.

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  11. anonimo Says:

    Le Olimpiadi della prossima estate pongono seri interrogativi. Ammetto di non avere una posizione definitiva in tal senso. Boicottare o non boicottare: un dilemma che sarebbe bene affrontare con piedi di piombo. Ponderare con razionalità, questa dovrebbe esser la parola d’ordine.

    Credo che la condanna per la repressione in Tibet accomuni chiunque. Ma il punto non è questo. Il punto è capire cosa è meglio per la Cina, per i cinesi e per i tibetani. E, di rimando, cosa è opportuno fare per la sicurezza collettiva internazionale.

    Boicottare? Troppo facile. E boicottare cosa, poi? Le olimpiadi? Bene, e per cosa? Per il Tibet? E perchè non per Taiwan, per lo Xingiang, per i diritti dei lavoratori cinesi che ci fabbricano scarpe, computer, automobili? Boicottare: troppo facile. Di più, potrebbe innescare una repressione ancora più violenta. Sarebbe forse meglio partecipare ai giochi, ma con una chiara posizione politica. Approfittando di tutti i momenti mediaticamente rilevanti per ribadire lo sdegno contro la repressione.

    La Politica vive anche di frammenti, di immagini. Come lo studente che devia il carroarmato a Tienammen. Unico ad essere ricordato, nonostante gli innumerevoli morti. Come i due atleti di afroamericani che alle olimpiadi messicane salirono sul podio scalzi, a testa bassa, ponendo il pugno al cielo come le black panthers. Quell’immagine fece più di un boicottaggio.

    Ma poi, ripeto, boicottare per cosa? Per l’indipendenza del Tibet? Davvero si è così ingenui da credere possibile una cosa del genere? Neppure il Dalai Lama chiede più l’indipendenza, ma soltanto una concreta autonomia. Pechino non cederà mai sull’indipendenza. E non potrebbe fare altrimenti. A meno che non sia così folle da correre dietro alla propria implosione. In quest’epoca di nazionalismi esasperati e piccole patrie, l’impero cinese non può concedere nemmeno le briciole. Oggi che sta costruendo lentamente, pazientemente il proprio dominio regionale e, in prospettiva, planetario, non può cedere ai monaci nelle strade di Lhasa. Condannabile, certo. Ma bisognerà smettere l’idealismo è riconoscere le ragioni della realpolitik, a meno che non si voglia continuare ad illudere le opinioni pubbliche del pianeta.

    Dunque, boicottare: no. Fare finta di nulla, nemmeno. Partecipare con spirito critico, assediando con i metodi della non violenza e con iniziative dall’alto impatto comunicativo: potrebbe essere una soluzione migliore. Forse. Anche perchè è inutile girarci intorno: nessun boicottaggio avrebbe senso se investisse soltanto i giochi. Boicottare significa chiudere qualsiasi canale, a cominciare da quello commerciale. Ed anche in quel caso, a chi gioverebbe un embargo? La storia insegna che giova soltanto alle dittature e che i suoi effetti sono del tutti catastrofici. Chiedere agli iracheni, agli iraniani, ai cubani, ai nordcoreani, ai….

    Agitprop.

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  12. AminaAmina Says:

    E’ con amarezza che mi permetto di proporre il problema Tibetano.

    Un invito a firmare gli appelli proposti da Amnesty International e da Avaaz.org
    Semplicemente un’espressione di coscienza e civiltà.

    Proponetelo nel vostro blog e … perdonatemi “l’intrusione”
    Grazie
    Un sorriso 😉
    Amina

    Reply

  13. anonimo Says:

    Sono d’accordo con agitrop sul fatto che la cina in via di espansione si appresta a diventare il faro che controllerà tutta quella zona dell’asia e sul tibet non cederà mai. Penso anche che a questo punto le olimpiadi vadano boicottate, non vadano fatte, perchè le olimpiadi dovrebbero essere un evento sportivo che incorpori fratellanza universale e lealtà sportiva. Non bisogna boicottare le olimpiadi solo per il Tibet, bisogna boicottare le olimpiadi perchè ormai si sono allontanate dal loro spirito sportivo iniziale diventando solo mero business. Non si può declamare pace amore e fratellanza al discorso di apertura e poi fare il contrario tutti i giorni in tutte le strade del mondo. Oggi Bhaichung Bhutia, capitano della nazionale di calcio dell’India, non porterà la fiaccola olimpica quando essa giungerà nel suo Paese, il 17 aprile.

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  14. anonimo Says:

    Dopo la nutella la BMW: ma chi sono in realtà i veri caimani?

    vi invito a riflettere sui soldi che state facendo incassare a questo finto comunista. Perchè i comunisti, una volta, avevano ideali ben precisi e radicati.

    L’ideologia del tutto-dentro-lo-Stato non esiste più. Ha lasciato spazio all’ideologia del Croupier: tutto-dentro-le-tasche-mie.

    Ecco Moretti è un croupier al tavolo verde. Ci sgonfia le palle con le sue nevrosi da comunista e intanto come tutti i bravi comunisti (vedi cristano lucarelli) si gonfia il portafoglio.

    Ma di quale cultura parlate?

    ah…povere zecche in esilio!

    S.A.

    FORZA NUOVA

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