Gli impianti fotovoltaici del Comune sono spenti. Due dei quattro sistemi realizzati con fondi pubblici non sono mai stati messi in funzione

aprile 21, 2017

Laboratorio Pubblico, News

Gli impianti fotovoltaici del Comune sono spenti.

Due dei quattro sistemi realizzati con fondi pubblici non sono mai stati messi in funzione

Il 20 novembre 2015, il consiglio comunale di San Giuseppe ha approvato all’unanimità il “PAES Vesuviano”. Questo documento, redatto insieme ai Comuni di Terzigno e Striano, ha l’obiettivo di coinvolgere attivamente le città europee nella sfida per la riduzione delle emissioni di CO2 di almeno il 20% entro il 2020. Tra le varie linee guida tracciate dal piano, si prevede anche la realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti di alcuni edifici pubblici, in particolare le scuole. Gli impianti fotovoltaici permettono di trasformare, in modo diretto ed istantaneo, l’energia della radiazione solare in energia elettrica, senza il bisogno di utilizzare alcun combustibile. Producono elettricità dove serve, sono eco-sostenibili e offrono il vantaggio di poter essere costruiti “su misura”, quantificando le necessità di consumo della struttura che servono. Elemento fondamentale per la conversione è la cella fotovoltaica, una sottile piastra di materiale semiconduttore e di piccole dimensioni. Queste vengono collegate in serie al fine di creare una struttura robusta e maneggevole detta modulo fotovoltaico. I pannelli fotovoltaici vengono collegati tra di loro e interfacciati ad un inverter, un apparato elettronico che consente di trasformare la corrente continua in arrivo dal campo fotovoltaico in corrente alternata, in modo da renderla immediatamente disponibile per le utenze. Per rendere ottimale la produzione di energia i pannelli solari devono essere disposti con orientamento il più possibile verso la direzione del Sud geografico, con una specifica inclinazione (questo dato varia in base alla località geografica di installazione). Dal PAES si evince che “per gli edifici del comune di San Giuseppe Vesuviano è prevista l’installazione di impianti per una potenza complessiva pari a 155 kWp così ripartiti: impianti da 15kWp sulle scuole elementari Belvedere, Nappi e Ceschelli; impianti da 10 kWp sulla scuola media Ammendola 3° circolo, scuola elementare Bonagura, Scuola San Leonardo, Casa Comunale, Scuola Pace 2° circolo; un impianto da 40 kWp al campo sportivo e uno da 20 kWp al Palasport”. Dei dieci impianti previsti, ad oggi risultano realizzati soltanto quattro.

Quella che è stata presentata come il fiore all’occhiello dell’amministrazione Catapano è sicuramente la scuola elementare Rossilli, destinata a divenire “edificio scolastico d’eccellenza per tutto il Mezzogiorno d’Italia e punto di riferimento in termini di efficienza energetica” (così il sindaco nella nota che annunciava l’inaugurazione della struttura dopo i lavori di ristrutturazione). Peccato che l’impianto fotovoltaico realizzato, costato oltre 30.000 euro, non sia allacciato alla rete elettrica, con buona pace della tanto sbandierata riduzione del costo economico e ambientale che l’impianto avrebbe dovuto favorire. L’ufficio tecnico sostiene che le procedure per completare la connessione alla rete elettrica siano in capo alla società che ha effettuato il collaudo. Abbiamo provato a contattare l’azienda, ma al momento in cui va in stampa questo articolo non abbiamo ricevuto risposta. Il Comune dice di aver sollecitato la ditta responsabile, ma evidentemente senza successo. Fatto sta che, a più di un anno dal termine dei lavori, l’impianto resta spento.

Non migliora la situazione presso la scuola media Ammendola. L’impianto realizzato nell’ambito del progetto FESR-PON “Ambienti per l’apprendimento” programmazione 2007-2013, non risulta funzionante. Anche in questo caso manca la connessione del fotovoltaico alla rete elettrica. Anche in questo caso l’energia non viene prodotta dai pannelli. Diversa, invece, sembrerebbe la situazione presso le scuole Nappi e Belvedere. In questi due istituti sono stati realizzati impianti finanziati nell’ambito del “POI Energie – CSE 2015 – Ministero dello Sviluppo Economico” per un valore complessivo di circa 45mila euro. Gli impianti risultano funzionanti, ma non è chiaro se l’energia prodotta rispecchi gli standard previsti.

Va inoltre evidenziato che, al fine di garantire una corretta e soddisfacente produzione di energia, è necessario svolgere costantemente attività di manutenzione e monitoraggio degli impianti. L’accumulo di polveri o, ad esempio, piogge come quelle cosiddette “africane”, possono comportare un calo di prestazioni. Le particelle di sabbia o polvere, depositandosi sui pannelli, vanno ad opacizzare la lastra, riducendo la capacità di assorbimento e quindi di produzione energetica. Non ci risulta che ad oggi siano stati effettuati interventi di manutenzione sugli impianti in uso, né sugli attivi che su quelli mai messi in funzione.

Nell’attesa della realizzazione degli altri impianti previsti nel PAES, è auspicabile che quelli realizzati siano messi nelle condizioni di operare a pieno regime. Perché oltre le buone intenzioni, oltre i progetti di investimento in rinnovabili, sempre auspicabili e condivisibili, oltre gli annunci e i comunicati stampa, la buona politica deve avere come obiettivo la realizzazione di quanto promesso. Il caso degli impianti fotovoltaici finiti ma spenti scrive l’ennesima pagina di spreco e disorganizzazione di chi oggi amministra il paese.

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