Diritti universali!

dicembre 12, 2008

News

Anche se con due giorni di ritardo credo sia importante ricordare il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.A quanti potrebbero pensare che infondo si tratta di una mera dichiarazione dell’Assembea Generale dell’ONU, quindi un atto non vincolante, bisogna ricordare l’enorme potere simbolico che essa ha avuto nell’affermazione della tutela internazionale dei diritti dell’Uomo.  Va sottolianeato che questa ha ispirato anche la nascita della Convenzione Europea dei Diritti del’Uomo e della conseguente Corte, tribunale dove è possibile ricorrere anche individualmente in caso di violazione dei diritti umani sul territorio dei paesi firmatari della Convezione.  Benchè siamo ancora lontani dall’affermazione di tali diritti a livello globale, non bisogna cadere nelll’errore di non vedere i progressi compiuti delle organizzazioni internazionali. Noi popoli del mondo dobbiamo andare avanti!
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6 Responses to “Diritti universali!”

  1. albertk Says:

    E’ giusto ricordare questa ricorrenza ed è anche giusto ricordare gli sforzi della comunità internazionale.

    E’ bene che questi diritti vengano fatti valere per tutte le persone che nel nostro paese vengono a cercare lavoro e anche una vita migliore.

    Discriminarle non solo è reato ma anche un’occasione persa per la nostra civiltà di mostrarsi degna di tale nome.

    Il Collettivo VoceNueva è contro qualsiasi forma di discriminazione e contro qualsiasi forma di sopruso o violenza !!

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  2. anonimo Says:

    Ricordare i 60 anni dalla “nascita” della Dichiarazione Universale è importante, ma altrettanto importante sarebbe approfondire il dibattito sul suo quasi totale fallimento. Questo, ovviamente, non delegittima la sua fondamentale importanza, ma induce ad una lettura più articolata della crisi profonda in cui è oramai caduta l’organizzazione che più di altre avrebbe dovuto essere strumento di promozione e difesa dei diritti sanciti dalla Dichiarazione: l’ONU.

    Le Nazioni Unite sono all’anno zero: deboli, fragili, bloccate da un sistema decisionale antiquato. Più che rappresentative, sono diventate palcoscenico di rappresentanza, di mera forma e poca sostanza. La stessa capacità di incidere attraverso atti di “soft law” ha perso progressivamente la sua pregnanza, soffocata dalla bassa moralità che troppo spesso le dirigenze e le missioni internazionali onusiane hanno dimostrato. Corruzione, incompetenza, doppiogiochismo, hanno contribuito ad imbrigliare la più alta opera di ingegneria istituzional-internazionale (seconda, a mio parere, solo all’Unione Europea) che i Popoli del mondo hanno saputo concepire. Per non parlare dei disastri provocati e dell’inefficenza dimostrata in modalità “peace-keeping” e “peace-enforcement”.

    Bisognerebbe, allora, riformare l’ONU a 360 gradi, “democratizzarlo”, come chiesto da alcuni studiosi ed analisti relativamente al Consiglio di Sicurezza, abolendo il diritto di veto e rendendo finalmente operativi gli articoli 43 e 47 (solo per citare alcuni esempi). Bisognerebbe rivedere i meccanismi di finanziamento, il ruolo degli Istituti Specializzati, la gestione operativa delle missioni, il peso delle “grandi potenze” e tanto altro ancora.

    Come espressione più elevata del multilateralismo e della cooperazione fra gli Stati, l’ONU non può che essere il Futuro. Ma lasciarla così, ad incancrenirsi per le sue metastasi, spiana la strada alla barbarie internazionale. Alla guerra ed all’unilateralismo. Senza ritorno.

    Agitprop

    PS: vi suggerisco, uscendo dal tema del post, di leggere l’intervista a Percy Allum (su Campania, Bassolino, ecc) sul Manifesto di oggi.

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  3. anonimo Says:

    Ciao agitprop,

    lo sai sono assolutamente daccordo con te per quanto riguarda l’analisi sui problemi che purtroppo attanagliano le Nazioni Unite. Sono ovviamente consapevole dei limiti che ancora ne bloccano lo sviluppo e l’esplicitazione delle sue funzioni. Il mio non voleva per niente essere un eccesso di ottimismo nei confronti dell’Onu ma voleva sottolineare cmq i progressi che sono stati fatti nella giurisprudenza internazionale in materia di tutela di diritti umani. Se non ci fosse stata quella dichiarazione probabilmente oggi la situazione sarebbe anche peggiore. Ho citato il caso della CEDU (ispirata alla dichiarazione universale) proprio perchè ritengo che sia un esempio di come si possa procedere nell’affermazione a livello internazionale di diritti individuali, tramite una corte e procedimenti giuridici. Certamente, come ben sai, in una comunità internazionale ancora dominata da attori stato, tali evoluzioni sono difficili da sedimentare. Tuttavia dopo la CEDU l’individuo (con tutte le limitazioni del caso), per la prima volta, diventa portatore di soggettività internazionale. Certamente questi tecnicismi giuridici potrebbero sembrare inconsistenti dando uno sguardo a gran parte del mondo dove si consumano violazioni e tragedie enormi. Tuttavia penso sia importante ricordare che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo ha ispirato anche molte costituzioni di democrazie e in quel caso i diritti individuati che hanno sancito sono diventati spesso delle realtà.

    Un saluto

    Agostino

    Reply

  4. anonimo Says:

    Ciao agitprop,

    lo sai sono assolutamente daccordo con te per quanto riguarda l’analisi sui problemi che purtroppo attanagliano le Nazioni Unite. Sono ovviamente consapevole dei limiti che ancora ne bloccano lo sviluppo e l’esplicitazione delle sue funzioni. Il mio non voleva per niente essere un eccesso di ottimismo nei confronti dell’Onu ma voleva sottolineare cmq i progressi che sono stati fatti nella giurisprudenza internazionale in materia di tutela di diritti umani. Se non ci fosse stata quella dichiarazione probabilmente oggi la situazione sarebbe anche peggiore. Ho citato il caso della CEDU (ispirata alla dichiarazione universale) proprio perchè ritengo che sia un esempio di come si possa procedere nell’affermazione a livello internazionale di diritti individuali, tramite una corte e procedimenti giuridici. Certamente, come ben sai, in una comunità internazionale ancora dominata da attori stato, tali evoluzioni sono difficili da sedimentare. Tuttavia dopo la CEDU l’individuo (con tutte le limitazioni del caso), per la prima volta, diventa portatore di soggettività internazionale. Certamente questi tecnicismi giuridici potrebbero sembrare inconsistenti dando uno sguardo a gran parte del mondo dove si consumano violazioni e tragedie enormi. Tuttavia penso sia importante ricordare che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo ha ispirato anche molte costituzioni di democrazie e in quel caso i diritti individuati che hanno sancito sono diventati spesso delle realtà.

    Un saluto

    Agostino

    Reply

  5. anonimo Says:

    Ah per i fuori tema cercherò sicuramente l’intervista al prof. Allum. E’ stato uno dei migliori docenti che ho incontrato nella mia carriera universitaria. Consiglio a tutti di leggere qualche suo scritto.

    Agostino

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  6. anonimo Says:

    Caro Agostino,

    concordo sull’importante ruolo “propulsore” che la Dichiarazione Universale ha avuto nei confronti di molte Costituzioni democratiche post-45 e verso la CEDU. Meno d’accordo sono sulla conseguita soggettività internazionale dell’individuo, ma questi sono “tecnicismi” che conserviamo per una chiacchierata a quattrocchi. Ciò che volevo sottolineare nel mio commento è che qualsiasi norma, per quanto non vincolante, necessiti di istituzioni e organismi che ne tutelino lo spirito e l’applicazione. Essendo molte delle norme della Dich.Univ. oramai di carattere consuetudinario e/o cogente, a maggior ragione dovrebbero essere difese nella loro applicazione. Al contrario, venendo meno il ruolo dell’ONU come custode della legalità internazionale, il rischio è che si regredisca rispetto ai pur importanti passi fatti grazie a strumenti convenzionali come la Dichiarazione Universale. Quindi è da una radicale riforma dell’ONU che bisogna ripartire per mantenere vivo lo spirito della Dichiarazione stessa.

    Saluti, Agitprop.

    PS: ho consigliato la lettura di Allum sul Manifesto anche perché ricordavo che me ne avevi parlato in qualche occasione. Sempre acuto, nonostante l’età. “Potere e società a Napoli” e gli studi sul clientelismo sono stati davvero illuminanti.

    PPS: Ecco l’intervista da Il Manifesto.it

    di Ilaria Urbani – NAPOLI

    IL POLITOLOGO

    Intervista a Percy Allum

    «A Bassolino consiglio di ritirarsi with grace , come dicono gli inglesi, con dignità». È convinto Percy Allum, politologo inglese per anni ordinario di Scienza politica a Napoli, che sta proseguendo tra l’Italia e la Gran Bretagna i suoi studi sulla Democrazia cristiana. La questione morale della sinistra per lui non è certo una novità, e l’eredità dorotea è ancora visibile nel nostro paese. Allum è stato negli anni Settanta uno dei più grandi animatori del dibattito su laurismo e gavismo e dagli anni Novanta ha studiato le dinamiche del laboratorio campano definendolo una sorta di doroteismo rosso. «Il governatore della Campania farebbe bene a uscire di scena ora, a capire che il suo tempo è finito. Oggi nell’era della comunicazione si premiano i politici che se ne vanno, non quelli che rimangono attaccati alle loro poltrone».

    Allum, lei è stato uno dei primi a delineare similitudini e differenze tra la politica napoletana pre e post Bassolino. Ora che il presidente ha chiaramente voltato le spalle a Veltroni non ascoltando il suo invito ad abbandonare la guida della regione e ha detto di voler rimanere fino a fine mandato, cosa ne pensa del futuro della compagine politica campana?

    Bassolino, come altri politici del post Tangentopoli, ha avuto l’illusione di mettere in campo politiche diverse ma con strutture molto simili a quelle della prima repubblica. Vado sostenendo oramai da anni che il bassolinismo finisce per essere come il gavismo per ragioni strutturali. Non c’è stato un vero cambiamento nella classe dirigente perché mentre prima con i partiti di massa, quando si perdeva il potere, si finiva la carriera come funzionario di partito, negli ultimi anni i politici di professione, al finire della loro ascesa, aspettano di essere piazzati nei consigli di amministrazione. E’ per questo che nasce il clientelismo allargato, una rete che non sempre, ma spesso, deve fare i conti con il potere criminale.

    Dunque secondo lei la sinistra avrebbe dovuto fare pulizia al suo interno già molti anni fa. Dopo il rimpasto della giunta regionale in seguito all’emergenza rifiuti adesso anche quella comunale sta per rinnovarsi, perché soltanto da poco si parla prepotentemente di questione morale?

    Sin da Berlinguer si parla della questione morale, ma l’errore della sinistra è stato quello di pensare che questo aspetto della politica non gli appartenesse per una convinzione di superiorità ideologica. Perseguendo questo orgoglio di diversità che non corrispondeva alla realtà della classe dirigente che si andava componendo, la sinistra si è trovata al suo interno casi di malapolitica o di gestione del potere non sempre virtuosa. Nel caso del bassolinismo, la fine dei partiti di massa ha portato a un personalismo enfatizzato, ed è venuta meno la solidarietà. Come diceva lo storico e politico inglese Lord Acton «il potere corrompe, il potere assoluto corrompe completamente».

    Di recente ha pubblicato con sua figlia Felia sul Journal of Modern Italian Studies il saggio «Revisiting Naples: clientelism and organized crime» in cui sostiene che dopo un periodo di svolta nel primo Bassolino, sostanzialmente la situazione a Napoli è rimasta identica…

    In un certo senso è così. Sono tornato a parlare di clientelismo e criminalità organizzata a Napoli per capire come mai tornavano così invadenti questi due elementi tra i potere della città e la risposta credo stia proprio nel fatto che quella che si proponeva come la nuova classe dirigente non avendo alle spalle il sostegno di un’organizzazione di partito forte a livello nazionale, ha imboccato questa deriva dorotea, una versione riveduta e corretta del gavismo. Bassolino ha provato a dare una spinta di cambiamento infatti la sua politica almeno ha fatto diminuire molto le speculazioni edilizie care alla Dc, ma poi non ce l’ha fatta. Il suicidio di Giorgio Nugnes, l’affare Globalservice, possiamo parlare di emergenza democratica a Napoli? Che ci sia oramai da anni una saldatura di un blocco politico e clientelare sul modello democristiano a Napoli lo dimostra il fatto che pur andando male le cose, nessuno si dimette, niente cambia. Dopo Tangentopoli che ha spazzato via i finanziamenti ai partiti, i soldi sono arrivati per altre vie, ecco perché i poteri forti, non solo a Napoli, hanno avuto spesso le mani legate.

    Dopo il caso De Magistris che voleva indagare sui legami tra politica e malaffare, la destra sta accelerando per varare la riforma della giustizia. Il capo dello stato Napolitano ha detto che i principi fondamentali della Costituzione italiana non si toccano, e il pacchetto Alfano per ora slitterà a gennaio. Lei cosa ne pensa?

    Voglio dire innanzitutto che sono scandalizzato per come i giudici si siano permessi di arrivare a questo, le due procure, quella di Salerno e quella di Catanzaro, sapevano benissimo che indagandosi a vicenda avrebbero creato un caso e avrebbero permesso alla destra di fare quello che voleva. Io mi chiedo se questa non sia la conseguenza del fatto che i magistrati in Italia sono funzionari spesso molto giovani. Da noi in Inghilterra si diventa giudici solo dopo una carriera da avvocato di almeno vent’anni. Per Berlusconi questo caso è stato solo una vittoria perché sono anni oramai che spinge per il modello francese dove il potere della magistratura è sottoposto a quello esecutivo.

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