DON LUIGI MEROLA LASCIA FORCELLA…costretto ad andarsene!

giugno 24, 2007

News

Don Luigi Merola

NAPOLI – DON LUIGI MEROLA LASCERA’ FORCELLA, PADRE DI ANNALISA:"ANCH’IO"

Don Luigi Merola, il sacerdote anticamorra, lascerà la parrocchia di San Giorgio ai Mannesi, quartiere Forcella. Ad annunciarlo sarà domenica, nella stessa chiesa, l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe che, nel corso della Messa delle ore 10.30, parlerà ai fedeli per spiegare le ragioni che hanno portato a questa scelta.

Per il giovane sacerdote che dal 2004 vive sotto scorta, cioe’ da quando dopo la morte di Annalisa Durante, la quattordicenne rimasta vittima di una sparatoria in via Vicaria Vecchia si e’ esposto nella lotta ai clan che imperversavano nel popoloso rione, si annunciano incarichi romani. Al momento nessun commento da parte del sacerdote. Don Merola avra’ anche un incarico negli uffici della Curia di Napoli, dove seguira’ in particolar modo alcuni progetti per i giovani. La notizia che don Merola lascera’ la guida della parrocchia di San Giorgio gia’ sta suscitando malumori a Forcella. Il sacerdote starebbe rassicurando i suoi parrocchiani spiegando che continuera’ ad essere accanto ai giovani del rione. La delusione di Forcella, di fronte alla notizia, si riassume nelle parole del padre di Annalisa Durante, la quattordicenne uccisa per errore in un agguato di camorra nel 2004: ”Se padre Luigi sara’ trasferito – dice oggi Giovanni Durante, che dopo l’omicidio della figlia decise di restare nel quartiere – anche io andro’ via da Forcella”. Una provocazione lanciata dopo aver appreso che don Merola sara’ trasferito dalla parrocchia di San Giorgio ai Mannesi, nel quartiere popolare, ex roccaforte del clan camorristico dei Giuliano. ”Ho appreso la notizia da alcune persone, sono sconcertato – dice Durante – Don Luigi ha acceso i riflettori su Forcella e non vedo perche’ ora queste luci debbano essere spente. Mi hanno ammazzato una bambina, non voglio perdere anche lui. Insieme stiamo portando avanti una battaglia e, se va via lui, scompare la parte bella di questo quartiere, quella che ha voglia d reagire e vuol far sentire la propria voce”. ”Non possiamo darla vinta ancora una volta alla criminalita’ – conclude – e poi, ci sono tanti progetti da portare avanti: a cominciare dalla trasformazione del cinema, destinato a diventare la cittadella dei mestieri”.

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No Responses to “DON LUIGI MEROLA LASCIA FORCELLA…costretto ad andarsene!”

  1. altainfedelta Says:

    Non abbiamo parole.

    Stacci bene,

    AltaInfedeltà

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  2. anonimo Says:

    E’ semp a stessa storia…….

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  3. Ameliie Says:

    Mi sembra di capire ke la decisione venga dall’alto, giusto???

    Siamo alle solite….se si è troppo scomodi si viene isolati, esclusi…

    dove andremo a finire se se si toglie voce a quei pochi che hanno ancora il coraggio di alzarla???

    Don Luigi deve rimanere a forcella non può andare via!!!il suo “esilio” significherebbe spegnere l’ultimo barlume di speranza in un quartiere in una città ke ormai non respira più!!!

    Solidarietà a Don Luigi Merola!

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  4. locomotivando Says:

    LEGGETE ATTENTAMENTE L’ESTRATTO DELL’ARTICOLO DEL BLOG DI ANNA VILLANI “Don Luigi Merola, non lasciamolo solo”, VI FARETE UN’IDEA PIU’ CHIARA DELLE RAGIONI CHE SPINGONO DON LUIGI MEROLA A LASCIARE FORCELLA

    Dopo l’ennesimo omicidio eccellente il prelato avrebbe voluto rimettere il mandato al cardinale Sepe e chiedere di andare altrove a svolgere il proprio ministero, poi la fede lo ha trattenuto. Si sente lasciato solo nella sua battaglia, dove il modello più a portata di mano per i ragazzi è il camorrista. Sacerdoti santi che combattono silenziosamente ogni giorno e senza premi nè riconoscimenti. «La gente ha paura che, dopo quanto accaduto si scateni una nuova faida. I ragazzi non vengono più in chiesa, le mamme sono terrorizzate. Ieri, per esempio, a Messa su 100 bambini ne erano presenti una decina, un dato inquietante. Dopo le 19, a Forcella scatta un vero e proprio coprifuoco e le macchine della polizia non si vedono più. Vorrei che il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, che giovedì sarà a Napoli visitasse improvvisamente i vicoli della città. Solo così potrà rendersi conto del degrado, dell’abbandono e dell’incuria in cui versano». Quanto amara è l’ipocrisia, non scende giù agli onesti, a quellli che hanno un Credo, di ideali o di fede. Dalle nostre parti funziona così, purtroppo, e mi fa piacere che a farlo notare sia un sacerdote così coraggioso. Quando l’emergenza rifiuti è piena si ripuliscono le strade solo quando deve arrivare una grande personalità che poi deve dire: “bè non è poi così grave la situazione gli amministratori si stanno impegnando, fanno del loro meglio” e bla bla bla. Invece no, è all’improvviso che devono arrivare in città. Gesù raccontò la parabola sublime delle dieci vergini rimaste senz’olio, ma anche del ladro che entra in casa all’improvviso e la morale era sempre la stessa: “vegliate e pregate perchè non sapete nè il giorno nè l’ora”. In pratica, occorre sempre essere vigili e non solo per le grandi occasioni ma come se ogni momento fosse una grande occasione (di civiltà). E come se non bastasse Merola conclude: “Il Comune mi ha concesso dei locali al terzo ed al quarto piano di via Duomo 276, peccato però che non fossero di sua proprietà ma dell’Asl che addirittura mi ha minacciato la denuncia”.

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  5. anonimo Says:

    Voglio un intervento di Ruben K. Saviano.

    Anzi, lancerei la proposta:

    “Commenta i Post in Rima”

    Ruben K facci sognare.

    Iervolino Francesco

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  6. locomotivando Says:

    dalle pagine di napoli di repubblica

    Sepe celebra a Forcella la messa di commiato per Merola: “Ma la Chiesa di Napoli ha tanti altri sacerdoti come lui”

    Il cardinale saluta il prete coraggio

    (Conchita Sannino)

    “Nessuno strumentalizzi don Luigi, è stato lui a chiedere di andar via”

    Una promessa e due ammonimenti. Il cardinale Crescenzio Sepe celebra a Forcella la messa di “addio” per don Luigi Merola che lascia la parrocchia di San Giorgio Maggiore e annuncia: «Questo rione resta nel mio cuore: mi vedrete spesso tra voi, avrete un bravo successore». Poi avverte: «Nessuno strumentalizzi il nome di don Luigi: è stato lui a chiedermi di essere sollevato dall´incarico ed io ho capito che era giusto per lui». Ma per esorcizzare il rischio di celebrazioni mediatiche, ecco l´altro monito: «A Napoli ci sono tanti e tanti don Luigi. Sacerdoti e laici che svolgono il magistero con amore e solidarietà verso i più deboli». Il senso: nessuno si senta protagonista unico, nessuno di loro sarà mai lasciato solo.

    «Neanche io volevo che il nostro don Luigi andasse via da Forcella», spiega dall´altare di San Giorgio Maggiore il cardinale Sepe. «Ma quando me lo ha chiesto lui stesso con lucide motivazioni, quando ho capito che si trattava di una decisione meditata, allora ho capito che dovevo aiutare questo meraviglioso giovane, che è un sacerdote e vuole restare sacerdote».

    Il commiato tra don Luigi, prete sotto scorta, e la sua comunità di Forcella si consuma – tra rabbia e commozione di donne e ragazzi – nella domenica che celebra la figura di San Giovanni Battista, «il più grande dei profeti che prepara la strada a Cristo», in una chiesa piena a metà. Assenti le istituzioni.

    Era il 27 marzo 2004 quando fu uccisa per errore, nel cuore della Vecchia Vicaria, la 14enne Annalisa Durante: un lutto che spinse quel giovane prete a puntare il dito contro i clan e provocò la reazione di una parte del rione. Poi sono venute le minacce contro don Luigi, i colpi di coda del business criminale che – a Forcella come altrove – non ha mai chiuso bottega. Tre anni e tre mesi dopo, c´è una messa di addio. Forse, di arrivederci. Ma non è una sconfitta per la Chiesa, né per don Luigi. Anzi. «Nessuno si arrenderà mai alla camorra, né tra i preti né tra i laici che continuano a battersi per una cultura della legalità – scandisce con tono fermo il cardinale Sepe -. I segni lasciati producono frutto, e guai a chi calpesta questi frutti. La camorra, la sopraffazione della violenza sono il male. E il male non può vincere. Ma occorre pazienza, tenacia e tanto impegno». C´è un retroscena: «Già in altri casi, quando don Luigi era nel pieno delle tensioni e manifestava la volontà di lasciare, lo avevo spinto a restare. Poi mi ha scritto una lettera ed è venuto accompagnato da una personalità di rilievo che mi testimoniava che per la sua salute spirituale e fisica era meglio che lasciasse». Si trattava del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace. Sepe aggiunge: «Ci sono tanti don Luigi. Dobbiamo essere al fianco di ognuno di loro, che sanno testimoniare l´amore, la giustizia e la solidarietà». Gli fa eco don Luigi: «Questa primavera della Chiesa di Napoli non si fermerà. Continuerò a lavorare per Napoli». E lo farà come assistente nell´ufficio “Problemi sociali” della Conferenza episcopale. Come suo successore, si indica il nome di don Raffaele Gualdiero, ex rettore del seminario. Ma si tratta di voci non confermate.

    Nella chiesa con molte panche vuote, ci sono comunque centinaia di persone: ragazzi come Andrea Toscano e Nunzia Pedretta che piangono commossi, c´è anche Carmela Visco, la madre della piccola Annalisa che sussurra in lacrime a don Luigi: «Allora è finita, padre Lui´, se ve ne andate pure voi». È a quegli sguardi smarriti che si rivolge Sepe, promettendo: «Forcella resta nel mio cuore. Mi vedrete spesso qui, a salutare i vostri bambini e a prendere un caffè». Poi se ne va, senza scorta e senza auto, «da Forcella alla Curia sono 5 minuti a piedi».

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