Via Santa Maria La Scala chiusa da cinque mesi. I cittadini attendono novità sui lavori.

Da Laboratorio Pubblico n. 32, l’articolo: “Via Santa Maria La Scala chiusa da cinque mesi. I cittadini attendono novità sui lavori.”

Su queste pagine abbiamo più volte scritto sull’argomento “acqua” e della Gori, gestore della rete idrica dell’ex Acquedotto Vesuviano. Ed oggi, in un certo senso, ci troviamo a scrivere di una vicenda che interessa un quartiere del nostro paese, così come la Gori, ma che purtroppo non sembra ricevere l’attenzione che merita. Parliamo di via Santa Maria la Scala, da alcuni mesi chiusa al traffico. Ma cosa c’entra la Gori con l’interruzione di questa strada? Andiamo per ordine.

La strada in questione, pur se di larghezza ridotta, è un’arteria molto importante per la viabilità del nostro paese, soprattutto per la zona alta di San Giuseppe Vesuviano. Un nodo viario strategico che collega con via Profica Paliata, unico accesso cittadino al Parco Nazionale del Vesuvio, e con via Zabatta, strada di attraversamento intercomunale. Oltre alla sua ubicazione, la località Santa Maria la Scala ha radici molto profonde. Molti sono i vicoli e cortili con pavimentazione rigorosamente in basolato e edifici in stile tradizionale in muratura.

L’inconveniente successo in via Santa Maria la Scala, che ha determinato la sua chiusura, riguarda un mal funzionamento della rete idrica principale dovuto al suo naturale invecchiamento. I primi segni di cedimento della conduttura idrica c’erano stati nel 2012. L’allarme era scattato perché alcuni edifici presenti lungo l’asse stradale avevano registrato delle grosse crepe sulle proprie facciate. Immediata era stata ordinata la chiusura della strada. In quel caso, i proprietari degli immobili, preventivamente sgomberati con ordinanza comunale, avevano deciso di avviare un procedimento legale contro la Gori, gestore della rete idrica che, a seguito di una perdita d’acqua in corrispondenza di un raccordo (dalla tubazione primaria alle utenze), aveva provocato i dissesti a danno delle abitazioni. Il giudice, dopo le opportune indagini tecniche, era riuscito a decretare l’esclusiva responsabilità del danno in capo alla Gori. A quest’ultima veniva inoltre ordinato di risarcire il danno provocato ai proprietari degli edifici e di effettuare dei rilievi geologici mediante carotaggi, al fine di verificare la stabilità del terreno. Fortunatamente, dopo i rilievi effettuati, la Gori era riuscita a certificare la stabilità del terreno, permettendo così al Comune di decretare l’agibilità della strada e la riapertura della stessa.

Una delle fratture rilevate sugli immobili di Via Santa Maria La Scala

Una delle fratture rilevate sugli immobili di via Santa Maria La Scala

Giungiamo così fino ad oggi, con una nuova perdita dell’impianto idrico e la consequenziale chiusura di via Santa Maria la Scala. Il tutto accade alla fine dello scorso anno. Anche questa volta, la causa della perdita d’acqua è dovuta al cedimento di un raccordo in corrispondenza delle abitazioni. Gli immobili interessati sono cinque. L’ordinanza di sgombero scatta solo per gli abitanti di un fabbricato che, rispetto agli altri quattro, presenta cedimenti strutturali più importanti, ora posti in costante monitoraggio. Questa volta i procedimenti sono un po’ diversi. In virtù di quanto accaduto pochi anni prima, i proprietari decidono di interpellare lo stesso tecnico che si era occupato della problematica nel 2012, portandola a risoluzione. Scrivono alla Gori, avvertendola del danno nuovamente accaduto. In questo caso la Gori si mostra meno ostile, rispondendo subito alla lettera e rendendosi disponibile alla risoluzione dei danni causati. I proprietari degli immobili saranno quindi presto risarciti dei danni subiti a seguito del guasto idrico, senza dover incorrere nelle spese legali dovute ad un ipotetico procedimento contro la Gori, scongiurato grazie all’accordo bonario. Dunque, una volta messo in sicurezza il quadro strutturale degli immobili, la strada potrà finalmente essere riaperta? La risposta purtroppo è no. Il problema è che non è possibile verificare la stabilità della strada in quanto non è stata fatta alcun tipo di analisi che certifichi la sua agibilità. Quando ci sono perdite dalle tubature, è molto probabile che l’acqua fuoriuscita crei degli anfratti e cunicoli che rendono la strada non più sicura. Ed è per questo che solo dopo opportune analisi del sottosuolo, come ad esempio i carotaggi fatti precedentemente nel 2012, sarà possibile certificare l’agibilità della strada. 

E mentre la strada resta chiusa, che cosa fa il Comune? Al momento l’amministrazione ha avuto dei colloqui con la Gori, che si sarebbe impegnata a riqualificare il vecchio impianto idrico. L’intervento dovrebbe riguardare il ripristino di tutta la conduttura che percorre via Santa Maria la Scala, con il conseguente rifacimento del manto stradale in basolato.  Ma resta ancora da espletare tutta la procedura della gara d’appalto necessaria per l’esecuzione dei lavori. Un accordo sicuramente positivo, che punta ad investimenti infrastrutturali oramai necessari. Il problema è quanto tempo bisognerà aspettare prima che tutto questo accada, perché sulla vicenda sembra essere calato un velo di silenzio. Intanto, i cittadini di via Santa Maria la Scala restano in attesa.

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