Provincia Italia.

settembre 26, 2008

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economist-basta-berlusconiNelle fasi complesse, nei momenti di snodo della storia, lo spessore della classe dirigente e la sua lungimiranza emergono. E’ sempre stato così. Ciò che differenzia lo status di mero uomo politico dal riconoscimento storico tributato allo statista è proprio questa capacità di gestire le congiunture sfavorevoli, proporre soluzioni rischiose ma potenzialmente positive, mettendo sul piatto la propria credibilità, oltre al futuro del Paese.

Quello che stiamo vivendo è senza dubbio uno dei momenti più difficili degli ultimi 30 anni. L’Alitalia, la compagnia di bandiera da cui dipende la vita di almeno 20.000 lavoratori, è in avanzato stato fallimentare. La battaglia sindacale, che progressivamente sembra volgere al termine, è forse stata la più dura e carica di colpi di scena da quella sulla scala mobile. L’economia è entrata nel primo trimestre di recessione e, se si escludono i flussi dell’export, tutti gli indicatori segnano performance negative. A complicare le cose: una congiuntura internazionale in cui l’iniziale, mastodontica crisi finanziaria si è tradotta in caduta reale dell’economia. Fallimenti a catena di storiche banche d’affari e intervento pubblico in soccorso di istituti creditizi decotti, sono un panorama a cui davvero non eravamo abituati, cresciuti, come eravamo, nella fase ascendente del pensiero unico liberista. Ancora, alla sfavorevole congiuntura economica si è affiacata una nuova stagione di tensioni internazionali sul fronte caucasico, con Mosca che riallinea la propria politica di potenza e un’amministrazione americana debole, screditata dal pantano iracheno, in scadenza di mandato, con una battaglia elettorale alle porte tutt’altro che chiusa.

Insomma, gli elementi di criticità sono tutti sul tavolo: lo spessore dello statista dovrebbe emergere. Posto che vi sia la materia umana per permettere una tale trasformazione.

In una condizione come quella attuale, il dovere istituzionale di un Presidente del Consiglio sarebbe quello di stare saldo a proprio posto. Nel caso specifico italiano: quanto meno esserci, cercando di provocare il minor danno possibile. Un rappresentante del popolo dovrebbe, ancor di più nelle fasi critiche, offrire soluzioni. Fuori dal marketing elettorale, fuori dalla ressa mediatica della propaganda di regime. E invece Silvio Berlusconi, mentre l’Italia e il mondo intero passeggiano sull’orlo del baratro, ha la sciatica. L’età, dirà qualcuno. L’avvicinarsi dei 72, diranno altri. D’accordo: il soggetto è vecchio e in cronico sovrappeso. Ma sapere che il leader del mio paese è da giorni presso il centro Mességué, facendo, si dice, per telefono quello che andrebbe fatto almeno a Palazzo Chigi, mette un po’ di sconforto. Sapere che mentre capi di stato e di governo erano all’Assemblea ONU in cui andava in scena un nuovo atto dello scontro Bush-Ahmadinejad, Silvio Berlusconi era a fare massaggi ricostitutivi in Umbria, dall’amico Marc, getta vergogna su questa gestione familistica e fallimentare del potere. Destra da baraccone.

Parallelismi che si sprecano. Parallelismi che ci riportano alla realtà vesuviana, alle abitudini di Tony "intuitu personae", alla provinciale San Giuseppe sempre più uguale alla provinciale Italia. Provincialismo. Dove i leader sembrano interessati soltanto alla tonalità pastello della loro maglia casual, al vigore dell’abbronzatura, alla perfezione della tintura, al collocamento della valletta in un susseguirsi di coup de téathre. In questa rincorsa SanGiuseppe-Arcore, in questa ossequiosa volontà paesana di imitazione del leader supremo, così agognata dal nostro primo cittadino da arrivare a falsificarla, sembra esserci, finalmente, un provvidenziale atto di giustizia.
 
Tonino oggi sa che un filo diretto lo lega a Silvio. E male che vada, si vedranno da Mességué. 

 

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7 Responses to “Provincia Italia.”

  1. acquadimarzo Says:

    Si hai ragione..! Le analogie sono tante. Nel commento al post precedente anch’io avevo la medesima visione:

    “San Giuseppe è lo specchio dell’Italietta che ormai non CONTA PIU’ NULLA!”.

    Siccome siamo in un era dove non si può più aspettare, bisogna agire.

    Allora cosa fare:

    1. CAMBIARE SISTEMA SOLARE?

    2. AGIRE COMINCIANDO IL CAMBIAMENTO DA NOI STESSI, COME DA ANNI VANNO PREDICANDO I CREDENTI?…QUELLI VERI OVVIAMENTE!

    3. ASPETTARE CHE IL CAMBIAMENTO INTORNO A NOI AVVENGA..E NEL FRATTEMPO VIVERE TUTTI I GIORNI COME SE FOSSE L’ULTIMO??

    4. ASPETTARE E BASTA?

    5. FOTTERSENE?

    6. ASPETTARE LA MORTE?

    7. ORGANIZZARSI?

    8. AMARE?

    VI INVITO a suggerire altre soluzioni.

    QUANDO NON MI ABBANDONA…..LA MIA soluzione DA TEMPO E’ QUESTA:

    La pioggia di marzo, è quello che è

    la speranza di vita che porti con te

    è la pioggia di marzo, è quello che è

    la speranza di vita che porti con te

    è mah è forse è quando tu voli

    rimbalzo dell’eco è stare da soli

    è conchiglia di vetro, è la luna e il falò

    è il sonno e la morte è credere no

    è la pioggia di marzo, è quello che è

    la speranza di vita che porti con te

    è la pioggia di marzo, è quello che è

    la speranza di vita che porti con te.

    A.C. Jobim – traduzione di I. Fossati

    Saluti Alfonso

    http://acquadimarzo.go.ilcannocchiale.it/

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  2. anonimo Says:

    L’unica possibilità è partecipare.

    E’ non arrendersi.

    E’ continuare a credere in un altro mondo possibile.

    E’ politica e autorganizzazione.

    E’ solidarietà e cultura.

    E’ onestà e lungimiranza.

    E’ contestazione radicale dello stato di cose presenti.

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  3. anonimo Says:

    E’ fare il pazzone

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  4. anonimo Says:

    E’ viva il bar Cadillac

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  5. anonimo Says:

    E’ i soldi di papà

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  6. anonimo Says:

    E’ il Bitch e l’Odeon

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  7. anonimo Says:

    E’ sempre forza Napoli.

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