I nostri lettori ci scrivono…Perchè il PDL ha vinto

aprile 6, 2010

News

Riceviamo e pubblichiamo un’email di un nostro caro lettore amico Totò Bono sull’esito delle votazioni regionali . Invitiamo altri utenti a scriverci all’indirizzo email : vocenueva@gmail.com e a commentare i post del Collettivo VoceNueva.
Perché il PDL ha vinto le elezioni

Analisi dei risultati elettorali delle elezioni amministrative – regionali del 2010

In questi giorni si sente un po’ da tutte le parti una valanga di numeri e cifre e percentuali su chi ha vinto o chi ha perso l’ultimo scontro elettorale. Lo chiamo appunto con il termine scontro e non incontro per sottolineare il clima da tifosotti che va per la maggiore nel commentarne l’esito. Se da una parte la pseudo-destra vive un clima di esaltazione che sembra più un “ti piace vincere facile”, di natura interista, dall’altra parte la pseudo-sinistra comincia a esibire un’altalena di giustificazione e ma, di natura più juventina. In sintesi queste sono le ragioni che, a mio parere, con una certa superficialità espongono le due parti.
La parte interista (Pdl-Lega) si sofferma su ciò che è più evidente ed appare a caratteri cubitali sotto gli occhi di tutti. In primo luogo si è passati da 11 regioni a 2, a 7 regioni a 6, con un netto aumento di potere di controllo amministrativo in regioni chiave. In secondo luogo la coalizione ha aumentato le proprie percentuali superando a livello amministrativo il 50% dei consensi. Tutto questo nonostante gli attacchi ,da un lato, di certa magistratura politicizzata che ha escluso la lista del Pdl nella provincia di Roma e ha tentato di fare altrettanto in Lombardia e, dall’altro, di un movimento fatto di odio, pessimismo e invidia che si contrappone ad un altro fatto di amore, speranza, e voglia di fare.
La parte juventina (Pd-Idv) si sofferma su un analisi un po’ più politica per tentare di uscirne viva e tentare di non far perdere le speranze alla parte onesta e critica dell’Italia. In effetti questo tentativo sembra più fatto dal Pd (ormai quasi all’ultima spiaggia e che non si può permettere di avere il quarto segretario in 900 giorni esatti proprio oggi – Mi ricorda l’Inter dei bei tempi) che dall’Idv, forse, più impegnato a gongolare sui risultati personali e che adesso vuole vendersi come punto di riferimento in un’alternativa di governo (scusate ancora il parallelo calcistico ma mi sembra un po’ come Protti quando vinse il titolo di capocannoniere con il Bari retrocesso, non è servito poi a tanto). Da quello che ho sentito le varie obbiezioni di questa parte riguardano perlopiù il fatto che il Pd ha consolidato il suo elettorato con un livello di preferenze costante rispetto alle europee a differenza del Pdl che è in calo vertiginoso perdendo quasi 10 punti e che in realtà la perdita del governo di alcune regioni è imputabile all’aumento dei voti della Lega e a fenomeni passeggeri e antipolitichesi quali Grillo e le sue liste civiche. E comunque non bisogna sottovalutare che la sinistra governa ancora la maggior parte delle regioni vincendo seppur di misura 7 a 6. E poi dove la destra ha vinto ha vinto di piccoli scarti non c’è una grande differenza in termini di voti assoluti.
Si hanno dunque delle ottime basi da cui ripartire per puntare al governo del paese fra 3 anni. Magari ho dimenticato qualcosa e qualche obbiezione, a me sembra di essere stato piuttosto esaustivo seppur sintetico nell’esporre i vari deliri di una parte e dell’altra. Se me lo concedete adesso tocca a me dire la mia.Elezioni
Cominciamo dal numero di regioni 11 a 2 contro 7 a 6. La differenza si vede già ad occhio nudo ma al microscopio appare addirittura enorme. Una regione non conta solamente come uno, non me ne vorranno i marchigiani e gli umbri ma le Marche e l’Umbria non sono esattamente come il Lazio o la Campania o il Piemonte. Mi trovo mio malgrado ad essere forse d’accordo per la prima volta con “l’autorevole” propagandista del TG1 Augusto Minzolini che nella serata di “Porta a Porta” dedicata alle elezioni con su la faccia del godimento (io dico come sia possibile in un paese definito “occidentale”) ricordava giustamente che si è passati da circa 30 milioni di cittadini amministrati dal centro-sinistra contro i 10 milioni amministrati dal centro-destra ad esattamente il contrario cioè 10 milioni di cittadini amministrati dal centro-sinistra contro 30 milioni del centro-destra. E Bersani parla.
Dirò un’ovvietà ma per i prossimi 5 anni non credo conti molto se la Polverini o Cota hanno avuto un distacco dello 1% o anche meno. Credo, ma è una mia opinione, che queste non sono Olimpiadi e che qui l’importante sia vincere e non partecipare, o per lo meno se vuoi gareggiare con spirito olimpico quantomeno tenta di andare più veloce, più in alto e più forte, magari provaci. E Bersani parla.
Poi c’è il fatto dell’amore contro l’odio, dell’ottimismo contro il pessimismo. Questo mi preoccupa sul serio, perché qui non si tratta di numeri o di percentuali che possono essere falsificati o interpretati in tutti i modi possibili ed il mio è solo uno in più. Qui si tratta di messaggio, qui si tratta di avere la consapevolezza che nonostante gli sforzi della parte critica del paese, la maggior parte della gente non vuole mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male, costringendoci a rimanere in questo Eden in cui Lui decide e noi ubbidiamo, Lui dice che siamo felici e noi lo siamo. Io continuo a sperare che un giorno anche noi come i nostri illustri antenati possiamo vederci e riscoprirci nudi anche solo per dire “quanto sono brutto”. Quello che sto cercando di dire è che non c’è nessun segnale di controtendenza non c’è forse neanche un barlume di luce perché il messaggio del partito dell’amore e del partito dell’odio è passato, il messaggio che i magistrati hanno escluso la lista del Pdl a Roma per fattori politici e non perché i dirigenti romani erano semplicemente arrivati fuori tempo massimo alla presentazione della lista è passato. Allora mi chiedo l’anomalia italiana è dovuta al fatto che il premier controlla l’informazione e non c’è possibilità per l’italiano medio di formarsi uno spirito critico, oppure forse è dovuta semplicemente al fatto che agli italiani non interessa che Berlusconi sia un criminale, un’arrivista, il simbolo della decadenza morale, culturale, e politica di un paese. Io non so rispondere in tutta sincerità intellettuale a questa domanda e la cosa mi spaventa, ma forse è perché faccio parte del partito del pessimismo. E comunque in tutto questo Bersani parla.
Dopo questa specie di sfogo più o meno opinabile vorrei passare in rassegna invece un po’ di numeri per vedere la mia versione dell’aspetto puramente quantitativo del voto. Innanzitutto comincio dal dire che analizzo il voto paragonandolo alle consultazioni elettorali che più mi sembrano rilevanti per constatare un qualche tipo di trend, vale a dire le ultime elezioni regionali del 2005 e le ultima elezioni europee dell’anno scorso. Premetto però che a mio modesto parere due diverse elezioni non sono mai paragonabili del tutto sia perché le liste sia per numero che per natura non risultano mai speculari sia perché le modalità di voto e di elezioni sono spesso molto diverse.
Ma vediamo quello che riesco a tirar fuori. (tutti i dati sono presi da Wikipedia)
I macro-dati di queste elezioni sono questi:
Analisi dei risultati elettorali delle elezioni amministrative –  regionali del 2010
Pdl-Lega-Udc ed altri 45,08%
Unione 52,79%
Alternativa sociale 1,13%Dc 0,38%
Altri 0,45%
Nelle precedenti regionali del 2005 si ha invece:
Pdl-Lega ed altri 50,22%
Partito Democratico-Idv ed altri 44,62%
Udc 2,96%
Movimento 5 stelle 1,74% 
Altri 0,61%
 
A parte il fatto che rispetto a 5 anni fa il risultato mi sembra veramente importante per quel che riguarda la risalita del centro-destra, quello che più mi interessa e analizzare nello specifico il risultato del Pdl. Apparentemente il 26,75% dei consensi ottenuti dal Pdl sembra in forte ribasso rispetto ai dati di Forza Italia e Alleanza Nazionale messi insieme nelle precedenti regionali che è di 29,25% (in una condizione di sconfitta elettorale) e soprattutto rispetto ai dati delle scorse europee che è del 35,26%.
Ora secondo me il dato del 26,75% va normalizzato e contestualizzato alle specifiche elezioni.
Innanzitutto cominciamo con l’obbiezione più ovvia ma vera che fanno gli esponenti del centrodestra cioè la lista Pdl non presente in provincia di Roma. Viene subito agli occhi il fatto che la lista civica della Polverini non a caso ottiene il 2,88% dei voti a livello nazionale ed inoltre, forse proprio per questo il dato dell’astensionismo nel Lazio raggiunge il livello più alto. Altra osservazione le elezioni regionali per la loro formula sono elezioni molto dispersive soprattutto queste che hanno visto il proliferare di liste civiche. Basta considerare che nelle ultime elezioni europee vi erano 16 liste, mentre in queste elezioni regionali erano 79 e nelle scorse del 2005 erano 70. Per non contare il fatto che in queste elezioni il voto che non fa direttamente capo alle due maggiori coalizioni è del 5,15% contro il 2,12% delle precedenti.
Consideriamo un altro dato Forza Italia non è mai stata radicata fortemente nel territorio, Forza Italia è Berlusconi e viceversa, insomma non è il tipo di partito che raccoglie facilmente voti a livello locale basti vedere la gente che c’è. Forza Italia invece raccoglie quello che da alcuni è definito voto di opinione, cioè voto la lista perché amo il leader e del resto mi importa poco. Ma magari vi è venuto il dubbio che uno dei motivi della nuova (ormai non tanto) legge elettorale è proprio questo?
E poi c’è la Lega. La Lega ha indubbiamente acquisito consensi ma dobbiamo considerare anche che aveva due candidati governatori cosa mai successa e che sicuramente ha contribuito in parte all’aumento dei numeri. Non credo, però, che in Campania o in Calabria o nel Lazio la Lega ha influito nella vittoria (evidentemente). E dal raffronto fra i dati della coalizione di centro-destra in assoluto meno i voti della Lega fra il 2005,2009 e 2010 si ha:
Anno (Voti CentroDestra) – (Voti Lega)
2005 39,52% *con l’UDC
2009 35,26%-38,75%
2010 37,97%
Ultimo dato è quello dell’astensionismo che ho posto per ultimo perché è quello che mi causa maggiori dubbi, e per cui potrei facilmente sbagliarmi. Valutando un po’ quello che è la storia delle elezioni in Italia secondo me si evince che in genere la componente popolare è quella più facilmente incline al non andare a votare. Nel senso che dopo una certa percentuale di elettori il centro-destra ha sempre maggiori probabilità di vittoria. Se analizziamo però il dato del voto cosiddetto di protesta in queste elezioni cioè la percentuale di voti raccolti dall’Idv o dal Movimento a 5 stelle o considerato il grande numero di schede nulle (secondo me stracolme di parolacce). Si potrebbe pensare che forse chi non ha votato, non è gente populista e popolare, non è gente dei loro, forse è anche questo voto di protesta, ma questo forse lo dico perché in caso contrario la situazione diverrebbe alquanto imbarazzante e preoccupante.
In conclusione la coalizione di centrodestra ha vinto, la Lega ha vinto, e Berlusconi e il Pdl hanno stravinto, e forse abbiamo perso un po’ tutti.
Non vorrei sembrare troppo catastrofico ma oggi non vedo grossi spiragli di luce se non nei movimenti grillini che comunque non sono la risposta, perché non è possibile che esista il partito degli onesti e il partito dei criminali, perché credo che debbano e possano esistere onesti che hanno idee diverse ma non in questo contesto. E poi c’è l’altra ipotesi, quella che preferisco, quella di cui Monicelli ha parlato in maniera forse un po provocatoria, ma romantica: la rivoluzione.
Noi meritiamo la nostra Rivoluzione. Mi sono accorto che sono stato un po’ prolisso nell’esprimere il mio pensiero perciò vi lascio usando un pensiero di Blaise Pascal:
Ho scritto un racconto più lungo del solito, semplicemente perché non ho avuto il tempo per farlo più corto.”
Totò Bono
 
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4 Responses to “I nostri lettori ci scrivono…Perchè il PDL ha vinto”

  1. anonimo Says:

    Sostanzialmente concordo con quanto scritto da Totò, anche se nella lettura dei dati tendo ad essere meno pessimista. D'altronde, la stessa analisi quantitativa crea parecchia confusione. Ad esempio, perché non prendere in considerazione il numero di eletti? Quel dato ci darebbe un PdL + Lista Polveini e PD sostanzialmente alla pari, la Lega che raddoppia i seggi rispetto al 2005 ed un ottimo risultato di IdV e UDC. Chi dimezza gli eletti è l'area a sinistra del PD, nelle sue varie formazioni. Anche qui, però, l'obiezione sarebbe che un consigliere umbro è difficilmente paragonabile ad uno lombardo o campano (ma nemmeno su questa affermazione metterei la mano sul fuoco).

    L'analisi comparativa è quindi di difficile obiettività. E' bene, quindi, tentare una valutazione generale, che certamente non può negare il buon risultato della maggioranza di governo, nonostante il periodo di crisi economica ed il calo di popolarità del Presidente del Consiglio (che credo abbiano a che fare più con l'incremento del livello di astensione, che con i risultati dei diversi partiti). E allora la migliore valutazione, a mio parere, si ottiene considerando la singola regione e partendo da una banalità: perde (vince) chi ha governato male (bene). In Campania, Calabria, Lazio, il centro-sinistra perde per la cattiva gestione (pur con differenze per il Lazio). Il Piemonte fa storia a se: eccezione che conferma la regola. La buona gestione Bresso (lo dicono gli indicatori) è forse stata penalizzata da un'eccessiva attenzione su Torino e provincia, tutto sommato giustificata nei primi cinque anni di mandato (perché è bene giudicare un progetto politico sulla media distanza-doppio mandato). Di più, ritengo sia stata la posizione della giunta PD in favore della TAV a rendere possibile per i grillini il 4%, permettendo alla Lega di mantenere una posizione ambigua (Bossi ha dichiarato prima delle elezioni che "la TAV è una priorità solo se lo decidono i piemontesi, e comunque ora c'è altro da fare…") e, in ultima istanza, alla Bresso di perdere di qualche migliaia di voti. Inaspettatamente, se si guarda ai sondaggi del venerdì pre-elettorale.

    Molto altro ci sarebbe da dire, ma mi pare che Totò sia stato già chiaro. Da parte mia, credo solo sia necessario sottolineare un punto: a Gennaio, prima dello scandalo liste-salvaliste, il centro-sinistra era dato per spacciato (i sondaggi davano anche Puglia e Liguria alla destra). Non era quindi scontato il 7 a 6. E d'altronde, aver creduto di poter confermare un cappotto come quello del 2005 è stata pura illusione. Resta quindi la necessità di un cambio di passo da parte della segreteria dl PD, che a mio parere non va totalmente bocciata, ma che non può esimersi da una ricentralizzazione di temi essenziali in periodi di crisi (lavoro, nuovo welfare, scuola, ricerca), magari abbandonando per un po' la polemica stantia su magistrati, televisioni, informazione, ecc. Non perché non importanti, ma semplicemente perché lontani dalle priorità del ceto medio e medio-basso in questo momento storico (che non a caso, al Nord, premia il "laburismo" della Lega). E' invece necessario che a sinistra del PD si diano mossa per recuperare terreno, lessico ed identità. Magari prendendo ad esempio l'unico risultato vincente, quello di Vendola. E anche l'IdV, nonostante il risultato positivo, dovrà pure decidere cosa vuol fare da grande (De Magistris mi pare abbia già lanciato il sasso su questo punto). Infine, attenzione al risultato dei grillini, che però non va sovrastimato ma, ancora una volta, ricondotto nei contesti regionali (in Piemonte, protesta no tav; in Emilia, assenza di qualsiasi pericolo per l'amministrazione Errani e, quindi, possibilità di voto disperso-di protesta per l'elettorato di sinistra. Nelle altre regioni, non pervenuto).

    Agitptop

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  2. AlbK Says:

    Innanzitutto ringrazio Totò dell'ottimo post e dell'ottima analisi anche in salsa ironica.
    Come ha scritto anche Agitprop, considerando che il PD era dato quasi per spacciato prima del decreto interpretativo salva-liste, finire con 6 regioni confermate su 11 sostanzialmente è un risultato abbastanza discreto. Certo bisognava mantenere Piemonte o Lazio affinchè da un risultato discreto si arrivasse ad un risultato più delle aspettative.
    Più della mia aspettativa e credo di tutti, è il risultato della Lega. Sinceramente sono preoccupato, molto preoccupato.
    Ieri c'è stato il vertice PdL – Lega ad Arcore (era presente anche Renzo Bossi – sic!!) e il carroccio è andato ad incassare il premio per la vittoria : prossimamente il federalismo.
    E' tempo per il PD di fare autocritica : aprire le porte a sinistra decisamente, dove la componente vittoriosa vendoliana ha chiarito ancora una volta che c'è bisogno di un nuovo percorso politico di contenuti alternativi e ambiziosi.
    Per quanto riguarda l'astensionismo, con mio dispiacere ho notato che, seppur in aumento, se ne parla giusto la domenica sera per poi dimenticarcene il lunedì. Molti italiani non sono andati a votare ed è bene che la CASTA rifletta sui motivi che hanno spinto un cittadino su tre a non adempiere ad un loro diritto dovere.
    Sono sinceramente contento che il Movimento a 5 Stelle in sole cinque regioni abbia raccolto quasi mezzo milione di voti. Ha eletto 4 consiglieri (due in Piemonte e due in Emilia) e sentiremo ancora parlare di un movimento (non partito) nato interamente sul web, senza finanziamenti pubblici, libero ed indipendente. Chissà ancora per quanto.

    Ora ci attendono anni difficili, in cui il governo vorrà fare riforme, leggi, finanziarie, come sempre contestate e disastrose per il Paese. Da sempre gli ultimi anni di legislatura di Berlusconi sono i più aspri per quanto riguarda il confronto politico e sociale. Saranno gli anni in cui farà di tutto per salvaguardare sè stesso e i suoi amici.
    Spero che la sinistra non abbocchi e non scenda a compromessi. Ma prima, a mio avviso, c'è bisogno di un progetto, solido e lungimirante. E intanto Bersani parla.

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  3. anonimo Says:

    Non so, a me questa critica feroce a Bersani non convince. E' un segretario con i suoi limiti, ma non mi pare si stia muovendo male. Quando interviene pubblicamente lo fa sempre su questioni "vere", come lavoro, sviluppo, welfare. Insomma, i temi su cui è più ferrato. Certo, non sarà il massimo in termini di carisma e potenza mediatica, ma questa è un'altra storia. Bersani parla, ma lo fa molto meglio dei tanti che forse parlano molto più di lui e di questioni che, infondo, interessano solo il teatrino della politica o il vasto dibattito pro-contro Berlusconi (che è un po' teatrino pure quello e, mi pare, stia solo rafforzando la destra al governo).

    Sulle riforme, in particolare quella federalista, si tratta di vedere dove la destra vuole andare a parare. In se, una riforma in senso federale dello stato non è il male assoluto. Il problema è come la si attua, quali meccanismi compensativi si introducono per rimediare alla ovvia carenza di risorse che, almeno nel breve-medio termine, le regioni meridionali sconteranno. Anche perché, forti dosi di federalismo sono state iniettate nel sistema con la riforma del titolo V Cost. e, almeno per ora, con risultati alterni (insomma, le regioni non stato facendo proprio tutte il loro dovere). 

    Quello che mi chiedo è se oggi le riforme istituzionali siano veramente la priorità, stante l'attuale congiuntura economica. Non c'è dubbio che molto vada fatto (non solo federalismo, e quindi la forma di governo e ovviamente il sistema elettorale), ma probabilmente bisognerebbe rimandare questi temi agli ultimi due anni di legislatura.

    A mio parere, se il centro-sinistra riuscirà a riportare al centro del dibattito pubblico le questioni economiche, non potrà fare altro che giovare a se stesso ed al Paese.

    Agitprop

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  4. AlbK Says:

    Hai ragione, caro Agitprop, Bersani si è sempre espresso su temi concreti quali lavoro, crisi, riforme. E sicuramente dalla sua "elezione" alle primarie il partito ha guadagnato qualcosa in termini di credibilità. Il problema è come sempre all'interno. Le correnti, per carità è giusto che ci siano, d'alemiana, veltroniana, bindiana, franceschiniana, mariniana, prodiana, troppi -ana, che convergono in poche cose, fanno sfumare un'opposizione vera e credibile. Prima vogliono Di Pietro, poi lo allontanano. Prima non vogliono Vendola, poi lo richiamano. Prima dicono di non votare lo scudo fiscale, poi si assentano, non cogliendo l'occasione di far cadere il governo. Insomma, più condivisione, stesso al loro interno, di idee, progetti, parole e pensieri.

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