Da LP n. 23 : “Inquinata la falda acquifera. Vietato l’utilizzo dei pozzi su tutto il territorio comunale”.

luglio 28, 2015

Ambiente, Laboratorio Pubblico

Laboratorio Pubblico n. 25 (Luglio – Agosto 2015) sarà in distribuzione venerdì 31 Luglio e sabato 1 Agosto.  Come sempre, è gratis e lo trovate nei bar e nelle edicole di San Giuseppe. Riproponiamo qui un articolo da LP n. 23 (Maggio 2015) (clicca sul link per il download gratuito).

“Allarme inquinamento della falda acquifera. Vietato l’utilizzo dei pozzi su tutto il territorio comunale”

lp 23 inquinamento

“Divieto temporaneo di utilizzo dell’acqua dei pozzi ad uso alimentare o irriguo”. Recita così l’ordinanza sindacale n.6 emanata ad inizio maggio. Il provvedimento si è reso necessario alla luce degli esami effettuati dagli uffici competenti della Città metropolitana (ex Provincia), che mostrano ai cittadini sangiuseppesi le condizioni in cui versa la nostra falda acquifera. I campionamenti effettuati in aprile e luglio 2014 sulle acque dei pozzi artesiani presenti nel comune di San Giuseppe hanno evidenziato concentrazioni di elementi chimici superiori ai limiti consentiti. In particolare sono risultati oltre i limiti il triclorometano ed i fluoruri.

Il fluoro è il tredicesimo elemento più abbondante della crosta terrestre e si presenta come un gas di colore giallo, fortemente corrosivo, in grado di prendere parte praticamente a tutte le reazioni chimiche sia organiche che inorganiche generando fluoruri. Per questo motivo il fluoro ed i fluoruri sono abbondantemente diffusi nell’aria, nel suolo, nei cibi e nelle acque. Dal punto di vista medico, il fluoro e soprattutto le acque contenenti elevate concentrazioni di fluoruri, rappresentano un serio problema per la salute pubblica. Il primo sintomo che si verifica in seguito ad intossicazione da fluoro è la fluorosi dentale che, in età pediatrica, può portare alla formazione di denti permanenti fragili o deformi e di colorazione marrone. Una intossicazione da fluoro e fluoruri può inoltre causare ipotiroidismo (carenza del FT3, legame competitivo con lo Iodio nella sintesi di T3 e T4), ritardi cognitivi nei bambini documentata con la riduzione del QI (quoziente intellettivo), impoverimento enzimatico, e cancro all’utero ed alla vescica. Tra gli enzimi maggiormente colpiti in seguito ad intossicazione da fluoro compare il citocromo P450 (enzima epatico fondamentale nelle reazioni ossidoriduttive durante i processi metabolici).

Il triclorometano, noto anche cloroformio, è un liquido incolore dall’odore caratteristico e facilmente volatile a temperatura ambiente. Dalla metà dell’800 fino ai primi del ‘900 è stato usato come anestetico in chirurgia. Nel 2007 il 95% della produzione USA di cloroformio è stata destinata alla produzione del gas refrigerante clorodifluorometano (gas HCFC-22). Tuttavia l’suo di HCFC-22 è stato bandito a partire dal 1 gennaio 2010 a causa della sua capacità di distruggere lo strato di ozono presente nell’alta atmosfera. Le vie potenziali per l’esposizione da parte dell’uomo al cloroformio sono: ingestione, inalazione ed assorbimento transdermico (contatto con la pelle). L’assunzione di acqua potabile contaminata con cloroformio risulta essere la prima fonte di esposizione a tale sostanza. Il cloroformio, se ingerito, può causare gravi danni all’organismo come dimostrato da numerosi studi scientifici internazionali.

Insomma, sostanze con le quali non bisogna scherzare. Ma cerchiamo di capire bene cosa è realmente accaduto a San Giuseppe Vesuviano. Le analisi trasmesse dalla “Città Metropolitana” seguono quelle effettuate periodicamente dall’ARPAC. Nelle indagini dell’Agenzia regionale le sostanze rilevate risultavano essere sempre le stesse, con la differenza che quest’ultima conosceva bene le condizioni naturali dei pozzi, per cui la presenza di floruri e di cloroformio, in una certa percentuale, non era considerata grave per l’uso irriguo. Questi pozzi infatti sono utilizzati principalmente in agricoltura e non rappresenterebbero un pericolo per la popolazione.

Merito dell’ordinanza che vieta l’utilizzo dei pozzi è rifocalizzare l’attenzione verso il problema inquinamento delle falde acquifere. Avere un territorio comunale in cui lo sviluppo urbanistico è avvenuto attraverso una sorta “pianificazione abusiva”, significa anche avere un territorio con altissima probabilità di sversamenti dannosi nel sottosuolo. L’abusivismo oltre a compromettere uno sviluppo sostenibile in termini di spazi, comporta anche difficile controllo e gestione del territorio. Basta pensare agli scarichi residenziali (cosiddetti pozzetti assorbenti) ora non più concessi perché ritenuti pericolosi per la falda.

Auspichiamo che il divieto ad uso irriguo delle acque dei pozzi artesiani sia nuovamente valutato dall’amministrazione, perché rischia di danneggiare quelle poche aziende virtuose che si adoperano nell’agricoltura. In seguito, si potrebbe approfittare del momento di attenzione per iniziare a mettere in cantiere un progetto dedicato alla canalizzazione delle acque bianche e nere. Solo così si potrà avere, finalmente, una gestione sostenibile delle acque sangiuseppesi. Non è possibile immaginare lo sviluppo del nostro paese senza aver completato opere di primaria importanza.

 

 

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