Bufale, fake news e analfabeti funzionali. Come circolano le notizie al tempo dei social

luglio 26, 2017

Laboratorio Pubblico, News

Bufale, fake news e analfabeti funzionali. Come circolano le notizie al tempo dei social

 

“I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”. Così commentava il compianto Umberto Eco quasi due anni fa. Non si può non condividere questa affermazione: nell’epoca dell’informazione digitale, dove tutti possono dire tutto e il suo contrario, ci si muove con enorme difficoltà nel flusso continuo dell’informazione on line. Le persone si trovano ad ampliare la propria conoscenza tra un “like” e uno “share” e chissenefrega della ricerca dei fatti o della verità. Negli ultimi anni si è passati da un’informazione unidirezionale, veicolata soprattutto dalle tv, ad una multidirezionale, con implicazioni positive ma anche con enormi danni. Non a caso il termine “condivisione” è diventato centrale per la comunicazione sul web. Se in un passato non molto lontano la notizia era lo strumento per conoscere degli avvenimenti, al giorno d’oggi accade l’inverso. Sono i fatti, presentati con una forte spettacolarità, a modellare la notizia. Si parla dunque di utilizzare una serie di figure o immagini accattivanti miste a titoli sensazionalistici per “adescare” l’internauta e spingerlo a cliccare sul contenuto proposto. Nel gergo del web ciò si identifica nel click-baiting, letteralmente “esca da click”, dove l’unico scopo è quello di aumentare gli accessi al proprio sito per generare profitti con la pubblicità online. C’è da dire che questa tecnica non è adottata solamente dalle testate fasulle, ma anche da quelle tradizionali, quelle che si trovano da sempre anche in edicola. È il grande calderone della rete che coinvolge tutto.

Questa “moda” ha iniziato a farsi strada anche nel nostro paese, nella realtà dell’informazione locale. Alcune testate sangiuseppesi hanno adottato questo metodo e lo palesano attraverso il canale social più utilizzato nel globo: Facebook. La loro azione si esprime soprattutto in quei “gruppi di discussione” che sono diventati la valvola di sfogo del cittadino, e quindi terreno fertile per fare incetta di condivisioni. Lo schema classico descritto in precedenza viene esplicato in primis per le vicende di cronaca. Il messaggio solitamente si compone di una foto di polizia, carabinieri o mani ammanettate e l’ormai classico “clicca qui per scoprire i dettagli”. Ovviamente la notizia si esaurisce nel titolo e si scopre che la frase di prima in realtà cela un “clicca qui per farci guadagnare con la pubblicità”. Ancora peggio quando invece si apre la pagina e compare una fake news, ossia una notizia falsa e non verificata. In questo caso, come a livello nazionale, il bersaglio principale è la politica. Anzi, precisamente il politico. Nella fattispecie, ha fatto scalpore la notizia postata da un quotidiano locale online riguardante vari casi di randagismo nel Parco Nazionale del Vesuvio. Secondo quanto riportato dall’articolo, sembrerebbe ci siano state delle aggressioni a dei passanti lungo i sentieri di accesso al sito, sia a Terzigno che ad Ottaviano. Ad oggi, pare che delle “denunce agli organi competenti che sembrano cadere nel vuoto” non vi sia alcuna traccia né testimonianza. Un fact checking (verifica del fatto) alquanto improbabile, perché della moria non esiste riscontro e perché poi l’articolo parlava di tutt’altro. Un altro articolo sempre sul Parco, ovvero sul servizio di trasporto per i visitatori recentemente rinnovato, invece recita così: “i nuovi bus sputano fumo nero in piena area protetta”. Peccato che la foto a cui fa riferimento l’articolo ritragga uno dei vecchi bus già in disuso. In pratica, ci troviamo davanti ad un uso strumentale della notizia presunta, l’anticamera della bufala, senza alcuna verifica della fonte da parte del giornalista che si è limitato ad amplificare magari il post di un utente social.

Il potere della bugia attraverso il web raggiunge il culmine sotto forma di bufala. L’Italia vanta il triste primato di avere la più alta percentuale di analfabeti funzionali al mondo: persone che nonostante abbiano accesso  all’istruzione, non sono capaci di utilizzare le proprie conoscenze per comprendere un testo o per manifestare in maniera corretta il proprio pensiero. Lo Human Development Report afferma che un italiano su due soffre di questa “patologia”. Ciò spiega l’enorme condivisione di notizie prive di alcun fondamento. Dalle scie chimiche agli alieni, passando per microchip che controllano la mente, fino agli immigrati negli hotel a 4 stelle, al complotto sui vaccini. Una parte del popolo italiano, e quello sangiuseppese non fa eccezione, non si è fatto mancare nulla. Siamo dinanzi a un reale problema sociale che va combattuto in ogni sede e con ogni mezzo possibile. Buona parte del consenso politico di forze populiste come Lega e Movimento 5 Stelle si alimenta attraverso false notizie o notizie parziali che vengono amplificate come verità di fatto, dando fuoco alla rabbia sociale che legittimamente attraversa il Paese. La falsa comunicazione si fa così propaganda ma molto più sottile che in passato. Perché i social alimentano l’idea che vi sia più potere in mano agli utenti e che la “verifica diffusa delle notizie” sia di per sé motivo di trasparenza. Purtroppo, l’evidenza ci dice che la realtà è molto diversa. La responsabilità di cercare, approfondire, confutare quando necessario, resta quindi in capo a ciascuno di noi.

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