#acquabenecomune : presentata la mozione per l’adesione alla “rete dei sindaci per l’acqua pubblica”

Da LP n. 11, vi proponiamo l’articolo sul tema #acquabenecomune, oggetto della mozione del gruppo VoceNueva – Libera – Partito Democratico che verrà discussa nel prossimo consiglio comunale del 2 Aprile.

collettivo vocenueva

La Gori affonda e sindaci fanno rete per l’acqua pubblica. Da che parte sta l’amministrazione Catapano?

Gori è il soggetto gestore del Servizio Idrico Integrato dell’Ambito Territoriale Ottimale n°3 della Campania ed ha come principale obiettivo quello di rendere efficiente, efficace ed economica la gestione della risorsa acqua. L’azienda mira a garantire all’utenza l’erogazione di acqua potabile, la cui qualità è assicurata da continui controlli, ed un servizio adeguato ad un moderno Paese europeo, anche attraverso la realizzazione di investimenti volti al miglioramento delle infrastrutture e riguardanti soprattutto l’innovazione tecnologica, con la costante attenzione alla salvaguardia dell’ambiente.” (dal sito della Gestione Ottimale Risorse Idriche – Gori)

Se si volesse trovare l’esempio perfetto di quanto va storto nel Mezzogiorno, di come la malapolitica, la mancanza di controlli e l’assenza di regole possano tradursi in sprechi, servizi inefficienti e dannosi per i cittadini ed il territorio, la Gori sarebbe un’ottima scelta. La società serve un’area di 1,5 milioni di abitanti, 76 comuni afferenti all’Ambito Territoriale Ottimale 3 (Ato3). La composizione societaria della Gori rispecchia il tentativo avviato circa quindici anni fa di trasferire gradualmente servizi di interesse pubblico a società miste pubblico-privato per provare a rendere più efficienti ed economicamente sostenibili l’erogazione di beni quali acqua, elettricità, gas, ma anche trasporti e parcheggi. Nella Gori, l’Ente Sarnese Vesuviano, che rappresenta le 76 municipalità dell’Ato3, fra cui anche San Giuseppe Vesuviano, controlla il 51% del capitale. Il 37,05% è invece di proprietà della Sarnese Vesuviano srl, società satellite di Acea Spa, colosso romano delle multiutility in cui sono cointeressati il Comune di Roma (51%), la famiglia Caltagirone e la francese Gdf Suez. Completano la lista dell’azionariato l’Azienda Speciale Multiservizi di Pomigliano D’arco (11,93%) e, in misura residuale, la sua omologa di Castellammare di Stabia.

Nella società di gestione del servizio idrico contano quindi i privati, ma pesa soprattutto la politica. Ed è di malapolitica che negli anni si è ammalata la Gori. Fin dalla sua costituzione, la società è stata lottizzata al centro-destra campano, tramutando il consiglio di amministrazione in un parcheggio per ex politici oramai decotti o, peggio ancora, in una centrale clientelare a disposizione di parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e sindaci. Quando assorbe ciò che resta dell’Acquedotto sarnese-vesuviano, la Gori registra l’ingresso di poco più di 200 fra impiegati ed operai. Oggi i dipendenti sono circa 900, un incremento delle risorse che non sembrerebbe essere avvenuto parallelamente al miglioramento del livello qualitativo del servizio. La struttura cresce a dismisura, così come i costi di gestione che si traducono in tariffe più elevate per gli utenti. Le bollette negli ultimi dieci anni raddoppiano, mentre i politici trombati continuano a sfilare nel consiglio di amministrazione. L’ultimo arrivato è Amedeo Laboccetta. Ex An poi maggiorente del Pdl campano, Laboccetta non viene rieletto alle politiche del 2013. In precedenza, lo stesso ruolo è stato ricoperto dal senatore Carlo Sarro, sempre del Pdl, sponsorizzato da Nicola Cosentino, all’epoca della nomina a Sottosegretario all’Economia nel Governo Berlusconi, e da Luigi Cesaro, già presidente della provincia di Napoli e oggi parlamentare di Forza Italia. Sarro, ex vice-presidente dell’Ato2 Napoli-Caserta, di lì a poco porta la Gori sull’orlo del fallimento. Default scampato solo per l’intervento del governo regionale di Stefano Caldoro che, con i soldi dei contribuenti, regala lo scorso anno alla Gori 283 milioni di euro, condonando debiti per 70 milioni e concedendo un prestito ventennale, a interessi zero, di circa 210 milioni. Ma non basta. La Gori effettua nel 2013 un’ulteriore manovra tariffaria,  incrementando di circa il 15% il costo dell’acqua per le famiglie. La Regione Campania, che non trova fondi per il trasporto pubblico e sta lasciando morire Eavbus e Circumvesuviana, salva l’azienda dei politici amici e di Caltagirone.

Eppure, non solo in Campania, c’è chi non si è arreso. Contro la Gori e la privatizzazione di un bene essenziale come l’acqua si è formata una rete di associazioni e comitati civici che, negli anni, ha mantenuto alta l’attenzione sul tema. Nel 2011, inoltre, arriva anche la pronuncia referendaria che, con l’approvazione del primo quesito relativo ai servizi pubblici di rilevanza economica, abroga la legge del 2008 con cui il Governo Berlusconi intendeva accelerare le procedure di privatizzazione. Sul fronte istituzionale, nasce la “Rete dei sindaci dei comuni Ato3” che contesta la gestione fallimentare della Gori e chiede di avviare un processo di ripubblicizzazione, sul modello di grandi città europee, come Parigi. La Rete dei sindaci promuove un protocollo d’intesa con cui i comuni aderenti si impegnano a riconoscere per statuto l’acqua come bene comune, non mercificabile in quanto diritto non alienabile di ogni cittadino. Una proposta simile è stata avanzata anche dal gruppo Vocenueva – Libera – Partito Democratico, attraverso una mozione che, se approvata dal consiglio comunale, impegnerà la Giunta municipale ad aderire alla Rete dei sindaci per l’acqua pubblica. E’ su un tema che incide in modo così drammatico sulle tasche e sulla dignità dei cittadini che il consiglio sarà chiamato ad esprimersi nei prossimi giorni. L’amministrazione Catapano ha davanti a se una scelta molto chiara: può decidere di stare dalla parte degli interessi privati, oppure dalla parte dei cittadini e dei loro diritti. Tertium non datur.

 

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