Come funziona il reddito di cittadinanza. Facciamo chiarezza sulla proposta premiata dagli elettori

marzo 26, 2018

Laboratorio Pubblico, News

Come funziona il reddito di cittadinanza. Facciamo chiarezza sulla proposta premiata dagli elettori

 

Ci sono molti modi di leggere i risultati del 4 marzo. Una delle possibili chiavi di lettura è l’analisi del risultato che ha avuto in campagna elettorale la proposta del “reddito di cittadinanza” del Movimento 5 Stelle in merito alla quale risulta doveroso effettuare alcune precisazioni.

Si propone un “reddito di cittadinanza” destinato a chi si trova senza lavoro o in condizioni di povertà. In realtà, non si tratta di un reddito di cittadinanza in senso tecnico. Tale locuzione, usata impropriamente ma in modo accattivante durante la campagna elettorale, indica una cosa completamente diversa. Per reddito di cittadinanza (chiamato anche “reddito di base”, in inglese “basic income”) si intende un trasferimento monetario (meglio un sussidio) erogato dallo Stato a tutti coloro che hanno lo status di cittadini, a prescindere da ogni altro aspetto. È sufficiente, quindi, essere cittadino di un paese per averne diritto senza prevedere ulteriori requisiti. Come è facile immaginare, non sono molti i paesi ad avere un simile strumento e l’affermazione che sia una misura prevista in tutta Europa è quanto meno fuorviante. Solo in Alaska, dove viene finanziata con i proventi del petrolio, qualsiasi cittadino americano, per il solo fatto di essere ivi residente da almeno un anno, riceve tra i 100 e i 200 dollari al mese senza tener conto del reddito, dell’occupazione o dell’età.

Ad analizzarla oggettivamente, la proposta del Movimento 5 Stelle risulta essere completamente diversa. Si prevede l’erogazione di un normale sussidio uguale per tutti alle seguenti condizioni: essere maggiorenni, essere disoccupati, oppure, percepire un reddito da lavoro inferiore alla soglia di povertà, oppure, percepire una pensione inferiore alla soglia di povertà. Inoltre, si dovranno rispettare alcune regole per poter continuare a riceverlo: iscriversi ai centri per l’impiego, accettare uno dei primi tre lavori che saranno eventualmente offerti, partecipare a progetti “utili per la collettività” organizzati a livello comunale per un massimo di 8 ore alla settimana, partecipare a corsi di riqualificazione e formazione. Chi possiede questi requisiti riceverà un sussidio di circa 780 euro al mese, con alcune variazioni in base alle dimensioni del nucleo familiare. Ai pensionati, secondo la proposta del Movimento 5 Stelle, queste condizioni non si applicherebbero. Quindi potremmo definire questa misura una vera e propria “indennità di disoccupazione o inoccupazione”, cioè un sussidio erogato a chi si trova senza lavoro, a condizione che ne stia attivamente cercando uno, oppure un “reddito minimo garantito“, in quanto si applica anche a coloro che hanno un lavoro part-time e ai pensionati che vivono al di sotto della soglia di povertà. Gli esponenti del Movimento 5 Stelle hanno ragione a dire che tutti i paesi europei, con l’eccezione della Grecia, hanno una qualche forma di tutela di questo tipo, ma sbagliano a sostenere che prevedono tutti un “reddito di cittadinanza”. Quello che è molto diffuso è, invece, il reddito minimo garantito, o comunque un’indennità di disoccupazione universale.

Non è esatto, inoltre, dire che l’Italia non ha una norma simile, perché proprio l’anno scorso è stato definitivamente approvato il Reddito di inclusione (REI), un sussidio universale destinato a tutti coloro che si trovano in una situazione di povertà. Il REI sarà operativo dal prossimo luglio e ha meccanismi che lo rendono molto simile alla proposta del Movimento 5 Stelle. Ad esempio è condizionato all’accettazione di percorsi di ricollocamento e formazione, in modo da aiutare le persone che lo ricevono a trovare una nuova occupazione. La differenza principale consiste nella relativa dotazione finanziaria. Infatti attualmente il finanziamento ammonta a circa due miliardi di euro. L’assegno, quindi, risulta essere piuttosto basso (un massimo di 485 euro) e la platea di chi ne può beneficiare ridotta. Per aumentare l’efficienza dello strumento creato dal governo uscente sarebbe sufficiente aumentare la dotazione del fondo e allargare la platea di beneficiari. La proposta del Movimento è, in sostanza, un REI con una super dotazione che dovrebbe comportare però una spesa tra i 15 e i 30 miliardi all’anno. Quindi una proposta pressoché identica, ma veicolata in campagna elettorale sotto una forma diversa mediante scelte comunicative molto efficaci sul piano del coinvolgimento emotivo degli elettori.

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