Strade parallele. Immagini, momenti, individui e conflitti della San Giuseppe di ieri, oggi e domani.

Strade parallele. Immagini, momenti, individui e conflitti della San Giuseppe di ieri, oggi e domani.

(…seconda parte) Su entrambi i lati della stanza c’era una capsula, i numeri erano 2017 e 2018, sopra di esse il suo volto e quello della moglie, i nomi di Pietro Carillo e Sofia Miranda. Al centro della sala c’erano due barelle di acciaio, con dei fermi, poggiate su di un grande tavolo basso; a fianco a queste due lettini di pelle bianca. Il medico disse a Pietro che stavano preparando Sofia per portarla nella stanza, dove avrebbero passato ancora del tempo insieme, soli.

Di lì i respiri si fecero più convulsi e dopo un po’ gli eventi sembrarono susseguirsi velocemente, tra lo stordimento emotivo si ritrovò in breve tempo steso sul lettino. Misurava il suo respiro con quello del ventilatore di Sofia mentre il medico gli ripeteva la prassi ormai sentita più e più volte. “Adesso metteremo lei e sua moglie su di queste barelle, vi legheremo, porteremo la sua temperatura ad un livello basso, così da far arrestare il suo cuore per un infarto, dopodiché, trovatosi nella stessa condizione fisica di sua moglie, inietteremo nelle vostre vene delle sostanze antigelo per permettere alle cellule di non ghiacciare e porteremo così i vostri corpi a 196 gradi celsius sotto lo zero. Ora procederemo a fissarvi sulle barelle”.

Dopo aver dato il segnale all’operatore, una volta fattosi il segno della croce, baciatosi le dita ed accostato le braccia al corpo, fece un cenno con le palpebre, respirò, ed il suo corpo fu immerso nel fiume ghiacciato del tempo, l’algida alba dei millenni. 98 anni e 10 mesi dopo, arrivò un alert al sistema. Paziente n°2017 in uscita il prossimo mese. Esattamente un mese dopo, c’era un operatore automatico pronto a prendere in esecuzione le procedure di deibernazione. Respirare. La prima azione che ci rende indipendenti nei confronti della vita e allo stesso tempo dipendenti da essa e per essa. Quella sensazione, quella fame, l’ossigenazione della più piccola cellula remota dell’organismo. Un fuoco azzurro. Riprovare quella sensazione, un bagno caldo nel fiume ghiacciato dell’esistenza, l’organismo, gli organi, ogni cosa ritorna alla sua gradazione, ad ognuno la propria luce, i propri processi, la propria casa, il proprio disordine, la propria vita. Brucia così.

“Benvenuto Pietro, lei si trova a San Giuseppe Vesuviano, provincia di Napoli, Italia. Le sto parlando nell’italiano utilizzato nel 2035. Questo è l’anno 2135, prima di darle alcune informazioni di tipo storico devo informarla del fatto che per sua moglie Sofia, anch’essa sottoposta a deibernazione e presa in affidamento con un coma irreversibile, non è riuscito, per variabili non lineari, il ripristino integro del tessuto cerebrale. Ma come lei ben dovrebbe sapere, da contratto, tramite i dati fornitici e le informazioni che è stato potuto estrarre dal suo precedente organo, è stato ricostruito integralmente il suo cervello. Si è ricostruito materialmente con delle cellule staminali e si è trasmesso ai neuroni gli impulsi elettrici dei dati attraverso gli stessi pattern organizzati nel tempo dalla paziente, nella sua passata esperienza di vita. Devo anche informarla che lei ha mantenuto il possesso dell’eredità della sua azienda agricola e della sua villa; sono state nel frattempo gestite automaticamente per lei con un discreto profitto. Ci vorrà qualche mese prima che lei riesca a muoversi autonomamente ma sarà aiutato, per i primi tempi, da un esoscheletro meccanico che le faciliterà i movimenti. Avrà modo di fare la sua conoscenza, le darà la possibilità di gestire la forza necessaria per muoverlo, che verrà incrementata gradualmente, di settimana in settimana, a seconda dei suoi più adeguati bisogni. Ora è costretto a stare a letto per un po’, so che può sentirmi ma che non può ancora parlare. Non si preoccupi, stiamo portando Sofia qui da lei. Bentornati sulla Terra.”

Pietro aveva passato tutto il giorno nella vigna ad osservare i suoi nuovi terreni. Piattaforme mobili verticali che seguendo l’inclinazione del sole permettevano ai nuovi vigneti una perfetta esposizione solare. Un sistema di nutrizione artificiale raccoglieva e gestiva le sostanze dal suolo vulcanico del Vesuvio. Un’azienda totalmente autonoma dal punto di vista energetico e una qualità d’uva geneticamente modificata che restituiva un Lacryma Cristi unico. Dal terrazzo della villa osservava i suoi terreni, tra le mani un calice del vino rosso appena prodotto da assaggiare. All’interno della casa, nel salotto, sua moglie Sofia. Diede un ultimo sguardo al paesaggio, gli diede poi le spalle, rientrando in casa. Guardò sua moglie sul divano intenta a leggere una rivista e sentì la mano che reggeva il bicchiere improvvisamente calda. Abbassò gli occhi, riuscì appena a vedere una goccia di sangue, tiepida, fuoco vermiglio, che cadendo centrava la calma superficie del vino contenuto nel bicchiere: un Lacryma Cristi unico. (fine)

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